LA LOTTA E’ UNA

tessera2010-221x106Questa prima decade del terzo millennio ha già registrato passaggi significativi in tutta l’America Latina. Tra questi, il ritorno dell’FSLN al potere in Nicaragua. Un abisso di neoliberismo alle spalle che ha segnato il Paese nelle sue viscere; sedici anni pre-rivoluzionari. Nel resto del Continente, nel frattempo, prendeva corpo l’idea di riunire in una unica grande casa risorse e forze che in definitiva avevano decretato il fallimento dell’ALCA. Nasceva l’ALBA (Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América). Aldilà della ondata progressista che ha interessato diverse realtà nazionali, veniva a costituirsi un progetto di unità continentale che si basasse su scambi di solidarietà e non su accordi commerciali. Una inversione netta – culturale e politica ancorché economica e finanziaria – rispetto alla mercificazione tout court che hanno preteso imporre questi anni di capitalismo selvaggio. Recuperare la lezione guevarista di un “blocco latinoamericano” protagonista e non subalterno alle mire espansionistiche del vorace nord. Una lezione anche per noi.

L’Associazione Italia-Nicaragua ha seguito vissuto finanche a metabolizzare i cambiamenti avvenuti in trent’anni di vita. Com’è inevitabile che fosse, interrogandosi sul proprio ruolo e superando le difficoltà, grandi e piccole, che via via si sono incontrate durante il cammino. Un punto però e rimasto inamovibile: la Solidarietà tra i popoli. All’interno di questa definizione, che può suonare anche retorica, si sono costruite però esperienze fondamentali che continuano ad essere l’asse portante delle nostre attività. Forse troppe volte ci siamo chiesti come cambiare il mondo, mentre il mondo cambiava noi. Abbiamo passato forse troppo tempo ad analizzare i disastri creati dai nostri anni ’80 mentre in altri dimenticati angoli del pianeta si sperimentavano nuove ed illuminate forme di civiltà, alle quali tutti guardavamo con ammirazione. La Rivoluzione, infatti, è prima di tutto pedagogia. Quella decade sandinista ci ha insegnato come fosse possibile, ancora possibile, sostituire il tiranno con la speranza. L’aria pesante di piombo riflusso e repressione che si respirava in Italia ha trovato sfogo anche nelle mille forme di sostegno ad un paese che ri-nasceva.

Solidarietà tra i popoli, Solidarietà di popolo. Ed è proseguita in tutti questi (travagliati) anni conservando lo spirito e le finalità degli inizi. Si può dire che il solo rimanere a galla mentre intorno infuria la tempesta è già di per sé un buon risultato. Di più; uno stimolo a continuare. A lavorare sulla Memoria, l’Uguaglianza, la Giustizia, sui grandi temi insomma che dovrebbero regolare le nostre esistenze e che non avrebbero diritto di cittadinanza se non ci fossero le piccole indispensabili battaglie che una realtà come la nostra si ostina a portare avanti. In direzione ostinata e contraria.

 Anche di fronte ai mega-progetti della cosiddetta cooperazione internazionale, che sforna finanziamenti su finanziamenti (ora più neanche tanto) con la convinzione che la sola costruzione di infrastrutture e l’intervento dall’alto sia sufficiente a far crescere un paese. Tutto ciò che abbiamo imparato invece, è che senza la Liberazione dei popoli non si arriva alla consapevolezza della propria identità, condizione essenziale per autodeterminarsi. Culturalmente, ancor prima che come “entità nazionale”. Quello che è qui stato un impegno imprescindibile di ogni “militante” nell’ambito della solidarietà internazionale, e cioè di portare il proprio contributo forte del pensiero occidentale forgiato nell’Illuminismo e poi nel Marxismo, si è tramutato in un processo di ritorno. In America Latina si sono sperimentate pratiche e linguaggi che hanno trovato tempi e luoghi di applicazione qui in Europa. Si pensi solamente a tutte le battaglie fatte in nome dei beni comuni.Non è solo questione di linguaggio, evidentemente, ma intorno e non sottostante una consigna nasce una etimologia della trasformazione che accomuna le rivendicazioni e le istanze di cambiamento di tanti settori della società forse fino a ieri lontani tra loro, o forse incapaci di (tornare) a comunicare.

Chi combatte contro la privatizzazione dell’acqua non è certo lontano da chi occupa le terre. Devono primeggiare i bisogni e le modalità con cui questi devono essere soddisfatti, e sebbene non è tutto oro quel che luccica nel subcontinente, vale la pena soffermarsi su quanto di buono e originale da lì proviene. Anche sulla base di errori fatali commessi nel passato. Guardiamo al Nicaragua come ad una realtà piena di contraddizioni (quale non lo è?) ma che non rinuncia alla propria strada verso una reale indipendenza. Alla sovranazionalità criminale dei grandi potentati economici (e mai votati da nessuno) si oppone la rete dei popoli, con persone in carne ed ossa non più ineluttabilmente destinate allo sfruttamento ma orgogliose delle proprie origini. Una rete dei popoli allargata che coinvolge direttamente anche quelle realtà nate come comitati di solidarietà internazionale ma che ora sono alle prese con una comune crisi strutturale in casa propria. Oggi più che mai non esistono frontiere nella lotta alla povertà, esiste al contrario un terreno condiviso di conflitto cha va appunto dai beni comuni alla fabbrica. Ed è quindi esattamente su questo piano che devono misurarsi le nostre capacità di inserirsi in un tessuto sociale sfilacciato che anche le macro-tematiche della politica internazionale possono aiutare a ricomporre. I cingolati del grande capitale d’assalto agiscono sulla frammentazione e sul ricatto, per poi esercitare più agevolmente il potere, in terra latinoamericana così come a Pomigliano e Mirafiori. Rimane pur sempre, per quanto la Storia possa dare un’angolazione diversa, una questione di lotta di classe; a cui bisogna dare una risposta di classe. Unica.

Perché la lotta è una o non è nessuna.

Sostenere l’Associazione Italia-Nicaragua significa essenzialmente questo, dare voce alle due sponde dell’oceano, approfondire la conoscenza reciproca per trovare una unità d’intenti. Attraverso i campi di lavoro, l’informazione, le campagne a favore degli/delle ex-lavoratori e lavoratrici della canna da zucchero affetti da IRC, la collaborazione con LA CEIBA nel sud del Paese, il progetto di salute mentale di Mulukuku, ed altre attività coordinate dal nostro Ufficio di Managua, contribuiamo ad alimentare la Partecipazione, di cui la Solidarietà Internazionale è un organo vitale.

Non un lusso, ma una esigenza primaria. Un incontro di civiltà.

M.A.