Lima, l’asimmetria Nord-Sud inquina l’atmosfera

di Geraldina Colotti per il Manifesto

 

Conferenza delle parti sul clima. Prolungata per mancanza d’accordo la Cop20

lima

Li hanno messi tutti nella stessa barca: tutti i lea­der mon­diali delle grandi potenze, pre­senti alla Con­fe­renza dell’Onu sul clima (Cop20), in corso a Lima, in Perù. Pupazzi di car­tone che spin­gono il pia­neta verso l’abisso: il primo mini­stro austra­liano Tony Abbott, il pre­si­dente Usa Barack Obama, il cinese Xi Jin­ping, il pre­mier cana­dese Ste­phen Har­per, l’indiano Naren­dra Modi, il pre­si­dente russo Vla­di­mir Putin e il primo mini­stro giap­po­nese Shinzo Abe. A mar­gine della Cop20, i movi­menti hanno mani­fe­stato e discusso. Hanno mar­ciato in difesa della Madre terra. E hanno con­se­gnato una pro­po­sta «a nome degli sfrut­tati e degli oppressi de mondo, messi a mar­gine da un sistema eco­no­mico e cul­tu­rale che li sot­to­mette a set­tori raz­zi­sti, fon­da­men­ta­li­sti, maschi­li­sti e padro­nali inte­res­sati a con­ser­vare il modello capi­ta­li­sta». L’Alba dei movi­menti, un’articolazione che ha a Lima un con­tro­canto isti­tu­zio­nale: quello dell’Alba-Tcp, l’Alleanza boli­va­riana per i popoli delle Americhe-Trattato di com­mer­cio dei popoli, i cui rap­pre­sen­tanti sono impe­gnati nel nego­ziato. Un asse tra­sver­sale che oggi com­pie 10 anni e che pro­pone un’integrazione inno­va­tiva e soli­dale: sul piano poli­tico, eco­no­mico, edu­ca­tivo, ambien­tale e in dia­logo per­ma­nente con i movi­menti sociali.

La Con­fe­renza avrebbe dovuto con­clu­dersi venerdì, ma non si è tro­vato accordo: mal­grado i discorsi degli Usa e l’intesa rea­liz­zata a novem­bre tra Washing­ton e Pechino. E mal­grado la con­sa­pe­vo­lezza ormai dif­fusa che la soglia dell’allarme sulle con­se­guenze del riscal­da­mento cli­ma­tico stia per rag­giun­gere un punto di non ritorno. Così le discus­sioni sono andate avanti e dovreb­bero con­clu­dersi oggi. «Ci siamo quasi, ma abbiamo biso­gno di un ultimo sforzo», ha detto Manuel Pul­gar, mini­stro dell’Ambiente peru­viano. E i col­lo­qui sono con­ti­nuati a porte chiuse nella sede del Pen­ta­go­nito, il mini­stero della Difesa. Fuori, si veri­fi­cava intanto un auto­gol di Green­peace che, con uno dei suoi blitz ha scritto uno slo­gan per le ener­gie rin­no­va­bili su un sito archeo­lo­gico con­si­de­rato patri­mo­nio dell’umanità. Il governo peru­viano ha denun­ciato il gruppo ambien­ta­li­sta e l’incidente non è rien­trato nono­stante le scuse uffi­ciali dei respon­sa­bili dell’organizzazione.

I rap­pre­sen­tanti dei 195 paesi devono licen­ziare un testo-base per la pros­sima Con­fe­renza sul clima, che si terrà a Parigi nel 2015 e che dovrebbe sosti­tuire il Pro­to­collo di Kyoto. Secondo il parere degli esperti, per con­te­nere l’aumento del riscal­da­mento glo­bale a 2°C, occorre ridurre da qui al 2050 le emis­sioni di gas a effetto serra (Ges) dal 40 al 70%: prin­ci­pal­mente quelle di CO2. Il docu­mento di Lima dovrebbe con­te­nere gli impe­gni con­creti dei sin­goli paesi. L’asimmetria tra nord e sud e le alleanze poli­ti­che che la gover­nano com­pli­cano però le discus­sioni, e disat­ti­vano i buoni pro­po­siti pro­nun­ciati anche quest’anno.
La Con­ven­zione Onu sul clima, del 1992, rico­no­sce «una respon­sa­bi­lità comune, ma dif­fe­ren­ziata» in base a due cate­go­rie di paesi, quelli svi­lup­pati e quelli in via di svi­luppo. E allora, come deci­dere i sin­goli con­tri­buti, come tro­vare regole comuni per valu­tare ina­dem­pienze e risul­tati? I paesi afri­cani, che con­cor­rono alle emis­sioni solo in minima parte (circa il 3%), chie­dono pre­cise garan­zie. E la que­stione degli aiuti al Sud, insieme a quella dell’equità, resta cen­trale. Secondo un rap­porto Onu, nel 2050 le spese neces­sa­rie per pro­teg­gere le popo­la­zioni dei paesi in via di svi­luppo dai rischi legati al cam­bia­mento cli­ma­tico potreb­bero arri­vare fino ai 500 miliardi di dol­lari all’anno: sem­pre­ché si ottenga il risul­tato di limi­tare a 2°C l’aumento del riscal­da­mento glo­bale: «I costi per l’adattamento potreb­bero arri­vare a 150 miliardi di dol­lari all’anno nel 2025–2030 e tra i 250 e i 500 miliardi nel 2050», ha indi­cato il Pnue, il Pro­gramma delle Nazioni unite per l’ambiente.

Le azioni d’adattamento mirano a pro­teg­gere le popo­la­zioni e le infra­strut­ture dall’impatto del cam­bia­mento cli­ma­tico come l’aumento del livello degli oceani, le inon­da­zioni o le sic­cità. Tra i temi più dif­fi­cili del nego­ziato, c’è il finan­zia­mento di que­ste spese, insieme a quello per ridurre i gas a effetto serra. I paesi del Sud chie­dono alle grandi potenze di rispet­tare gli impe­gni presi: ero­gare i 100 miliardi di dol­lari d’aiuto annuale da qui al 2020; ed esi­gono che per il futuro accordo, ope­ra­tivo dal 2020, i paesi svi­lup­pati fis­sino sca­denze e quote pre­cise quanto ai finan­zia­menti che inten­dono garan­tire al Sud per aiu­tarlo a ridurre le emis­sioni, soste­nerlo nei disa­stri ine­vi­ta­bili e con­tri­buire al loro svi­luppo sostenibile.

I paesi dell’Alba (il blocco regio­nale ideato da Cuba e Vene­zuela, e inte­grato da Boli­via, Ecua­dor, Nica­ra­gua, Anti­gua e Bar­buda, Domi­nica, Saint Vin­cent e Gre­na­dine) hanno par­lato con una sola voce. Nei 9 paesi abi­tano oltre 74 milioni di per­sone. Su una super­fi­cie totale di 3 milioni di kmq, il 49,5% è costi­tuito da fore­ste, il 6,73% da terra col­ti­vata. L’inedita inte­gra­zione regio­nale mette al cen­tro «lo svi­luppo inte­grale», l’uguaglianza sociale, il buen vivir e l’autodeterminazione dei popoli. «In que­sto accordo, si devono inclu­dere i 23 milioni di abi­tanti di Tai­wan così come lo Stato di Pale­stina. Ma se, in base alle stime della Cepal, solo per le com­pen­sa­zioni di Nica­ra­gua e Sal­va­dor ser­vono 10 miliardi, come può il Fondo verde di 100 miliardi far fronte alle neces­sità di oltre 130 paesi in via di svi­luppo?» ha detto il mini­stro Paul Oquist, rap­pre­sen­tante del Nica­ra­gua. «Per for­tuna – ha aggiunto – non abbiamo atteso le solu­zioni da que­sta Con­ven­zione. Dopo il ritorno al potere del pre­si­dente Daniel Ortega, con i fondi nazio­nali e gra­zie all’Accordo petro­li­fero di Alba-Petrocaribe, il governo ha costruito altre 1.000 case per rifu­giati cli­ma­tici a seguito di ricor­renti inon­da­zioni. E siamo pas­sati dal 25% di ener­gia rin­no­va­bile nel 2007 al 51% nel 2013, e arri­ve­remo al 90% nel 2020». Dal Nica­ra­gua, alla Boli­via all’Ecuador, anche i paesi dell’Alba hanno le loro con­trad­di­zioni, sia per le grandi opere che per i rischi insiti nell’economia estrat­ti­vi­sta. Dal “socia­li­smo del XXI secolo” arriva però la cri­tica più forte al modello di svi­luppo che sta por­tando il pia­neta alla rovina. Ha detto ancora Oquist: «Il livello di con­cen­tra­zione a cui è arri­vato il potere mili­tare, poli­tico, eco­no­mico e finan­zia­rio si basa su un modello ege­mo­nico di pro­du­zione, con­sumo e finanza inso­ste­ni­bile, entrato in crisi nel 2007–2009. Le solu­zioni richie­ste dall’umanità impli­cano una tra­sfor­ma­zione del modello e un suo superamento».

E men­tre, a nome della Boli­via (che pre­siede il gruppo G77), il pre­si­dente Evo Mora­les ha chie­sto ai paesi svi­lup­pati «di non men­tire e di impe­gnarsi dav­vero», il Ver­tice dei popoli e i movi­menti dell’Alba hanno chie­sto che nell’accordo venga inse­rita la denun­cia con­tro la mul­ti­na­zio­nale Chevron-Texaco, per i danni inflitti all’Ecuador. Nella loro dichia­ra­zione, i movi­menti esi­gono che i paesi svi­lup­pati rico­no­scano le respon­sa­bi­lità verso i popoli del Sud e sal­dino il debito sto­rico ed eco­lo­gico con­tratto con quei paesi: «Nes­suna azione per fer­mare il cam­bia­mento cli­ma­tico sarà effi­cace – scri­vono – se non si pro­muo­vono poli­ti­che pub­bli­che in favore della pic­cola agri­col­tura fami­gliare e con­ta­dina. Con­ti­nue­remo nella lotta per cam­biare il sistema… non il clima».

Alba, dieci anni d’impegno contro le guerre

di Marinella Correggia per il Manifesto

Alba X Aniversario

I mem­bri dell’Alleanza Alba, e soprat­tutto Cuba e Vene­zuela che la fon­da­rono il 14 dicem­bre 2004, hanno una con­so­li­data sto­ria di impe­gno con­tro le guerre di aggres­sione (pro­se­cu­zione dell’imperialismo con altri mezzi e forma più estrema di distru­zione umana e ambien­tale). Non c’è ancora l’Alba quando Cuba e Nica­ra­gua si oppon­gono alla prima guerra per il petro­lio con­tro l’Iraq. Il 29 novem­bre 1990 il Con­si­glio di sicu­rezza Onu approva la riso­lu­zione 678, auto­riz­zando la cosid­detta «ope­ra­zione di poli­zia inter­na­zio­nale» di Bush padre e alleati (Ita­lia com­presa). Gli unici a resi­stere sono due mem­bri di turno, non per­ma­nenti: Cuba vota con­tro, Yemen si astiene. L’ultimo ten­ta­tivo nego­ziale vede pro­ta­go­ni­sta il pre­si­dente san­di­ni­sta Daniel Ortega. Fra gen­naio e feb­braio 1991 l’Iraq è raso al suolo. Nel paese ridotto alla fame dall’embargo, lavo­rano gra­tis medici cubani. Ago­sto 2000: Hugo Chá­vez diven­tato pre­si­dente del Vene­zuela è il primo capo di Stato a recarsi a Baghdad.

Il 5 marzo 1999 Cuba con­danna la «ingiu­sti­fi­cata aggres­sione con­tro la Jugo­sla­via»: i bom­bar­da­menti Nato su Ser­bia e Kosovo sono ini­ziati da pochi giorni. Fidel invita gli «jugo­slavi» a «resi­stere, resi­stere e resi­stere». Anni dopo, il 21 feb­braio 2008, Hugo Chá­vez spiega che il Vene­zuela non rico­no­scerà un Kosovo indi­pen­dente, una seces­sione nata dalle bombe dell’impero.
Il 23 set­tem­bre 2001 Fidel Castro avverte che attac­chi mili­tari Usa in Afgha­ni­stan potreb­bero avere con­se­guenze cata­stro­fi­che. Cuba sostiene che una solu­zione paci­fica è pos­si­bile e che l’Assemblea dell’Onu può con­durre la lotta al ter­ro­ri­smo senza bombe. Pochi giorni dopo piove morte sulle ter­rose casu­pole afghane. Guerra infi­nita: anni dopo, nel 2009, Fidel Castro scrive che il ritiro del Nobel per la pace da parte di Barack Obama è stato un «atto cinico».

Nel 2003, alla vigi­lia della nuova guerra annun­ciata con­tro l’Iraq, quasi tutti gli amba­scia­tori e rela­tivi staff fug­gono di gran car­riera. Non i cubani. L’ambasciatore e parte dello staff riman­gono sotto le bombe anglo-statunitensi aiu­tate dall’Italia. L’opposizione anche da parte del Vene­zuela è vee­mente: anni dopo all’Assemblea dell’Onu, Chá­vez para­go­nerà George W. Bush al dia­volo che puzza di zolfo. Nel 2009 l’Ecuador non rin­nova agli Usa la base mili­tare di Manta.
Il 2011 vede in par­ti­co­lare Vene­zuela, Cuba e Nica­ra­gua pro­ta­go­ni­sti di uno sforzo nego­ziale per impe­dire la guerra della Nato con­tro la Libia. Dicono molti no nel con­te­sto dell’Onu. Il 3 marzo Fidel Castro chiede al mondo di soste­nere la pro­po­sta nego­ziale per una solu­zione paci­fica, avan­zata da Chá­vez e appog­giata dai mem­bri dell’Alba (e da 40 par­titi della sini­stra lati­noa­me­ri­cana), accet­tata dalla Libia. Padre Miguel D’Escoto del Nica­ra­gua san­di­ni­sta accetta di rap­pre­sen­tare all’Onu la Jama­hi­riya libica, per­ché all’ambasciatore man­dato da Tri­poli gli Usa non hanno dato il visto. Sotto le bombe dell’ennesima guerra con pre­te­sti uma­ni­tari (Fidel la defi­ni­sce «un cri­mine mostruoso»), la vene­zue­lana Tele­sur è fra i pochi media che si disco­stano dall’esaltazione della guerra. Il pre­si­dente boli­viano Evo Mora­les chiede che Obama resti­tui­sca il Nobel. Gli amba­scia­tori di Cuba e Vene­zuela restano a Tri­poli durante l’aggressione.

L’ingerenza occi­den­tale e petro­mo­nar­chica che ha tra­sfor­mato la crisi in Siria in una guerra deva­stante è più volte denun­ciata da Cuba, Vene­zuela, Boli­via e Nica­ra­gua che, all’Assemblea dell’Onu come al Con­si­glio dei diritti umani a Gine­vra, oppon­gono il loro voto a riso­lu­zioni pro­po­ste da Occi­dente e paesi del Golfo, gli «amici della guerra» che «non danno spa­zio ad alcuna solu­zione poli­tica, non pre­sen­tano prove, vio­lano il diritto inter­na­zio­nale e si pre­pa­rano a pro­vo­care più morte e distru­zione». E men­tre Europa e Usa impon­gono san­zioni al paese, il Vene­zuela manda car­bu­rante — come agli sta­tu­ni­tensi poveri.

II Incontro Europeo di Solidarietà con la RPS. Dichiarazione Finale

Foto di Gruppo

Riuniti/e a Roma il 21-22-23 novembre 2014, accolti/e dall’Associazione Italia-Nicaragua, i/le delegati/e provenienti da diverse organizzazioni di solidarietà di Austria, Belgio, Catalogna, Spagna, Francia, Galles, Italia, Regno Unito, Svezia e Svizzera, hanno dato vita al II INCONTRO EUROPEO DI SOLIDARIETÀ CON LA RIVOLUZIONE SANDINISTA (RPS).
Riconosciamo nell’FSLN e nel Governo Sandinista, la continuità della RPS che ha restituito i diritti a donne, uomini, bambini/e. Riconosciamo anche il moltiplicarsi di nuovi programmi sociali, culturali, di rafforzamento politico ed economico dei/delle nicaraguensi tramite progetti sociali ed economici volti a sradicare la povertà. In base a ciò si decide:

  1. la costituzione del Comitato Europeo di Solidarietà con la RPS.
  2. L’approvazione del “Piano di Brigate europee internazionaliste per il 2015 di formazione politica in solidarietà con la RPS”.
  3. Consegnare al Governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela, la proposta di una Giornata Mondiale della Solidarietà da organizzarsi il 5 marzo 2015, data che coincide con il secondo anniversario della morte del Presidente Hugo Chávez Frías, contro l’espansione della NATO e la concentrazione economica e finanziaria che l’imperialismo, tramite il TTIP, vuole imporre ai popoli del mondo.
  4. Ridare vita ai gemellaggi già esistenti con i municipi nicaraguensi e promuovere la creazione di nuovi.
  5. Commemorare e celebrare il 35° Anniversario della Crociata Nazionale di Alfabetizzazione con tutte le organizzazioni presenti all’incontro.
  6. Riaffermare il nostro impegno internazionalista di continuare a lavorare a fianco del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale in solidarietà con il popolo nicaraguense rafforzando i programmi sociali già esistenti contro la povertà, per l’uguaglianza sociale, il cooperativismo e lo sviluppo sostenibile del paese.
  7. Aderire al Manifesto della Piattaforma globale contro le guerre “NO ALLA GUERRA – NO ALLA NATO”.
  8. Appoggiare la proposta dell’FSLN di celebrare un Incontro Internazionalista di Solidarietà con la RPS e il popolo nicaraguense a luglio del 2015 a Managua.
  9. Rinforzare gli attuali mezzi di comunicazione della solidarietà europea con la RPS per migliorare l’efficacia della lotta contro l’assedio mediatico.
  10. Promuovere un Incontro con i movimenti sociali europei di   solidarietà con l’ALBA.

 

Roma,  23  novembre 2014

(In allegato il Manifesto “NO alle guerre NO alla NATO” e
la “Proposta per una Giornata Mondiale di Solidarietà Internazionalista contro la NATO e il TTIP” – in Spagnolo)
Acuerdos 2º Encuentro Europeo de Solidaridad con la R. P. S. – ROMA (PDF)

II INCONTRO EUROPEO IN SOLIDARIETÀ CON LA RIVOLUZIONE POPOLARE SANDINISTA – ROMA 2014

Locandina_2Encuentro_bordo_800x1073Ora più che mai, come internazionalisti, dobbiamo rafforzare il lavoro si Solidarietà con i popoli dell’America Latina nell’enorme sforzo di sconfiggere il capitalismo e la povertà che continuano a minacciare il subcontinente. Il Nicaragua, così come tutti i paesi dell’ALBA è in prima linea in questo sforzo di portare avanti le conquiste della Rivoluzione Popolare Sandinista. Noi, le associazioni, le strutture e tutti i movimenti sociali che nel corso degli anni abbiamo avuto un ruolo significativo nell’appoggio di questo cammino di liberazione, vogliamo rinnovare e riattivare il nostro impegno.

Leggi tutto “II INCONTRO EUROPEO IN SOLIDARIETÀ CON LA RIVOLUZIONE POPOLARE SANDINISTA – ROMA 2014”

Presentación de la Asociacion de Amistad, Solidaridad y Intercambios Culturales con Nicaragua (AIN)

logo_itanica

Origen de la Asociación

La Asociación de Amistad, Solidaridad y intercambios culturales con el Nicaragua (AIN) nace al principio del 1980 bajo el impulso de Bernardino Formiconi, un cura italiano que vivía en Nicaragua y que después de la Revolución Sandinista regresa a Italia con una carta de presentación del C.te Tomas Borge para buscar apoyo entre las realidades solidarias del país.

En Italia después del 19 de julio 1979 ya estaban naciendo varios grupos de solidaridad con la revolución.

La conformación de estos grupos es muy variadas había comunidad cristianas de base, movimientos sociales, sindicatos y miembros de los partidos de izquierda.

Ya el 3 de octubre del 1979 la Central Sindical de lo trabajadores del Puerto de la ciudad Genova logró de enviar una nave con 18 toneladas de arroz en apoyo a la Revolución Sandinista.

Esta pluralidad y diversidad siempre ha sido una de las características principales de nuestra Asociación.

Cada grupo trabaja de forma autónoma, construyendo su propria relaciones y decidiendo en que apoyar.

Todo estos grupo, también conservando su indipendencia conformaron la Asociación nombrando un coordinamiento nacional que tiene el papel de regular el trabajo, dirigir las campañas informativas mas importante y organizar las brigadas de solidaridad.

Actividades en la década de los ’80

En esta época la Asociación colaboró con el Departamento de Relaciones Internacionales (DRI) del FSLN y con el Consejo Nicaragüense de Amistad, Solidaridad y Paz (CNASP)

Normalmente el CNASP escoja la zona y el tipo de intervención, y la Asociación proveía a recaudar fondos, materiales y voluntarios.

Las actividades promovidas en ese entonces fueron:

  • Envío de apoyo material por medio de las “naves de la solidaridad”

  • Hermanamiento entres alcaldías, escuelas, hospitales, cooperativas, empresas privadas y comunidades nicaragüenses y italianas

  • Recaudación de fondos por la realización de proyectos comunitarios (ex. Proporcionar un laboratorio de análisis medica en Leon)

  • Campos de Trabajo por la realización de proyectos (centros de salud, escuelas …)

Desde el 1984 empiezan oficialmente los campos de trabajo a nivel nacional.

Había tres categorías de Campos:

  • Cosecha de Café en las UPE (Unidad de Producción Estatal)

  • Construcción (Escuelas, Letrinas Casas Comunales)

  • Suporte Técnico (bajo especifica recuesta del Gobierno Nicaragüense)

Ademas se organizaban viajes de conocimiento políticos y sociales.

En Italia se organizaron un sin numero de seminarios, encuentros publicaciones sobre Nicaragua y la situación política internacional.

En el 1985 se organizó también un coordinamiento europeo de los comité de solidaridad con el Nicaragua

Desde el 1990

Entre el 1989 y el 1990 se dieron grandes cambios en Europa y en Nicaragua.

En Europa la caída del muro de Berlin y en seguida del Imperio Soviético, empieza también la primera Guerra del Golfo. En Nicaragua el Frente Sandinista pierde de forma inesperada las elecciones. Estos diferentes echos cambian muchas cosas en la solidaridad internacional.

La Asociación por primera vez después de 10 anos tiene que operar en Nicaragua sin el apoyo de un gobierno amigo y a tomar en cuenta un malestar que empieza a desarrollarse también en sus filas.

Se decide de responder a la llamada de ayudar el Frente a Gobernar desde abajo.

En este sentido es muy significativa esta carta enviada por el C.te Daniel Ortega a la Asamblea Nacional de la Asociación en 1993

Saludo de Daniel Ortega
Estimados Compañeros:
La solidaridad con el pueblo de Nicaragua hoy como ayer sigue siendo parte integral
de su lucha por una sociedad justa y democrática.
Hoy mas que ayer, adquiere mayor trascendencia la solidaridad para con el pueblo de
Nicaragua en su lucha por defender las trasformaciones económica, política y sociales.
Desde que se produzco el cambio de gobierno, el movimiento de solidaridad ha
continuado apoyando las diversas manifestaciones de la sociedad civil en el poder
popular y las organizaciones y movimientos de masas y sociales, lo que le da la
oportunidad al pueblo de fortalecer su trabajo en la base y generar alternativas nuevas
para la organización en la defensa de la revolución, en contra las políticas económicas
neoliberales y en contra del injerencismo norteamericano en nuestro asuntos internos.
Estamos seguros que esta asamblea fraterna va a contribuir a reorganizar y fortalecer
la solidaridad del pueblo de Italia con el pueblo de Nicaragua.
El Frente Sandinista de Liberación Nacional, agradece el apoyo que hasta ahora han
demostrado y tengan la seguridad de que nosotros continuaremos defendiendo estas
trincheras de la revolución en America latina con nuestra consigna de alcanzar y defender
una patria libre o morir en la batalla.

Fraterno, Daniel Ortega Saavedra

L’AIN decide de colaborar con realidades nacidas en el Sandinismo que después del 1990 se transforman en ONG, realidades de base y sindicatos.

Entre ellos:

  • Las ONG: Popol Na, Fet Salud, ATC, AEPFCA, y colectivos de Mujeres (ex Matagalpa)

  • Las alcaldías sandinistas: Leon, Mateare, Matagalpa, San Francisco Libre, Malpasillo, Posoltega, Managua y Niquinomo

  • Organizan de cursos de formación sindical por el Sindicato Textiles, Cuero y Zapatos de la CST José Benito Ecobar

  • Campaña da apoyo por los gastos médicos y legales a los trabajadores de las bananeras que se enfermaron a causa de la fumigación con el Nemagon en colaboración con el sindicato Funppanfban

  • Proyecto productivo alimentar en colaboración con el Cipres

  • Educación preescolar y talleres de formación profesional en colaboración con “Dos Generaciones” en Acahualinca – Managua.

  • Apoyo a la Asociación ANAIRC (cañeros) en defensa de los trabajadores afectados por insuficiencia renal crónica (IRC)

  • Después del 1998 se organizó una campaña para recaudar fondos por la emergencia del huracán Mitch.

En toda la década de los años ’90 se mantuvo un promedio de 4 campo de trabajo por año.
Por medio de los Campos de Trabajo miles de italianos tuvieron la oportunidad de conocer la realidad de Nicaragua activándose al volver a Italia en el promover la solidaridad de base sobre todo en los círculos de la AIN presentes en todo el territorio nacional.

Información

La Asociación desde su formación siempre ha promovido seminarios encuentros y publicaciones.
Entre las publicaciones en Italia cabe señalar

  • Nicarahuac (desde el 1 de diciembre 1985): Hoja informativa de la AIN – todavía sigue su publicación.

  • Quetzal por la liberación de America Latina: Periódico de información y análisis

  • Amanecer periódico de información sobre America Latina

  • Barricada Internacional edición italiana

Desde el 2004 es activo el sitio www.itanica.org que, con regularidad publica informaciones en italiano sobre Nicaragua y America Latina.
En los últimos años somos presentes también en las principales redes sociales: Facebook, Twitter, Facepopular.

El sentido de la Asociación:

Aquí dos contribuciones que dan el sentido de la Asociación

  1. En el coordinamiento de la AIN hay muchas discusiones ya que hay diferentes escuelas de pensamiento pero no somos nosotros que decidimos lo que necesitan lo nicaragüenses tiene que ser ellos que indican las prioridades”

  2. Queremos ser una Asociación de hombres y mujeres, pluralista y autónoma, basada en el trabajo voluntario pero abierta a la contribución de instituciones y organizaciones de masa que sostiene políticamente y materialmente el pueblo de Nicaragua.
    Queremos desarrollar nuestro compromiso en diferentes sectores, materiales, de conocimiento y información reciproca, para construir una nueva forma de ser internacionalistas y contribuir aquí en Italia, en la definición de un nuevo orden económico internacional que sobrepase el conflicto norte-sur.
    Nuestra estrategia de solidaridad tiene que enfocarse en el dialogo siempre mas estrecho con los nicaragüenses, dar a entender a ellos quienes somos y sobretodo intentar de comprender nosotros su practica política y social, su concepto de pueblo y de vanguardia, de cultura y de creatividad.
    Solamente en esta forma se puede evitar actitudes que, también si de forma involuntaria, se pueden caracterizar como neocolonialistas.
    Esto es lo que necesita el Nicaragua y todos los países que quiere salir de la pobreza y de la dependencia. Esta es el aporte que podemos ofrecer desde Italia de manera que nuestro país y en general Europa puedan jugar un papel autónomo y constructivo por la autodeterminación de los pueblos en contra de la lógica de explotación neocolonial.
    En este sentido no somos ni queremos ser el “súper partido” de el internacionalismo. Queremos ser un instrumento de estimulo, de conciencia critica, de reflexión por quien en este proyecto de la Asociación se reconoce a través de un trabajo concreto de solidaridad, fortalece su propria conciencia que se manifiesta también en el sector social en general (partidos, sindicatos, participación de base, instituciones)”

 

Que queremos hacer al día de hoy

  • Fortalecer la información sobre Nicaragua y America Latina en Italia, a través de las redes sociales, sitios web y la traducción de artículos para buscar de contrarrestar la campaña constante de desinformación que hay en los medios europeos y italiano también en lo que se declaran izquierdistas

  • Fortalecer conexiones con realidades nicaragüenses y buscar nuevas colaboraciones

  • Fortalecer las relaciones políticas con el Frente y sus organizaciones para estimular un debate y un dialogo político

  • Ser una referencia para las personas interesadas a conocer este país con una mirada política y social a través de la promoción de encuentros con realidades nicaragüenses.

  • Reactivar el instrumento de los Campos de Conciencia y Trabajo como forma de conocimiento y de solidaridad con el Nicaragua.

 

Que quiere decir, hoy en día, la practica y la teoría del internacionalismo anti-imperialista para nosotros?

Somos conscientes de que el imperialismo no es solamente la política militar agresiva de un país en contra de otro, sino que mas profundamente es imperialismo el actual sistema económico mundial en su conjunto, que se rige sobre la explotación del hombre sobre el hombre y sobre la explotación de los recursos de unos países en función de la opulencia de otros. Un sistema que se basa también sobre una información corrupta que impide la concientización de los pueblos y genera mentiras en función de la continuidad del capitalismo mundial.

Eso significa que la militancia internacionalista, hoy en Nicaragua, es participar en el actual proceso de construcción de una sociedad mas justa, socialista y sin pobreza, apoyando la lucha contra un enemigo que tiene diferente caras: de la injusticia social, de la miseria, de la analfabetización y de la explotación. Es apoyar el fortalecimiento de un estado independiente, socialista, solidario, en función de la construcción de un mundo pluripolar, donde no existan mas imperios que administren los recursos mundiales, sino donde cada región pueda administrar sus riquezas en función del buen vivir de los pueblos.

Al mismo tiempo, uno de nuestros empeños cruciales es la lucha contra una información, creada por los medios funcionales al poder económico, que lleva en Italia y en el Mundo noticias falsas sobre la construcción de una área anticapitalista aquí en America Latina y el Caribe.
Consideramos la lucha contra la mentira imperialista de crucial importancia en una fase tan delicada del proceso socialista (solo hace falta mirar lo que pasa hoy en Venezuela y como el tentativo de golpe es pintado, por los medios corruptos, como una insurrección popular.).

A Italia, junto con una información dirigida a la verdadera concientización del pueblo, llevamos los valores y las practicas de la izquierda nicaragüense, que han marcado las ultimas décadas de lucha contra el neoliberalismo y sus medidas económica criminales.
La rapacidad del capital y su naturaleza agresiva hoy en día están destruyendo la soberanía nacional de nuestro país, y es en esta fase difícil para la izquierda italiana que sentimos todavía mas fuerte la sensación de formar parte de un mismo frente y, por eso, la necesidad de construir puentes y enlaces entre las diferentes experiencias.

Nos llamamos Asociación Italia Nicaragua porque es en estos países que , por nuestra historia, dirigimos nuestras luchas desde dentro (Italia) y desde afuera (Nicaragua) del bloque imperialista.

Hoy internacionalismo significa también luchar en contra de una idea de cooperación conservadora, que se basa sobre el concepto de caridad y se practica de arriba hacia abajo. Una cooperación que, ademas de ser un business, humilla quien la recibe y jamas altera ni un poquito las relaciones mundiales de poder. Al contrario, la nuestra idea de cooperación esta animada por la solidaridad, que no es un acto de caridad, sino un acto de unión entre pueblos que luchan contra el mismo enemigo. Una unión entre pueblos que van en la misma dirección, hacia el mismo objetivo: justicia social y paz.

La Asociación Italia-Nicaragua ya hace mucho tiempo decidió de practicar la solidaridad internacional sin convertirse en una ONG, porque quiere dirigir sus actividades y su lucha hacia el fortalecimiento de la soberanía nacional de Nicaragua, hacia el fortalecimiento de las instituciones publicas cuando son representantes de la voluntad popular.

La sensibilidad que anima nuestra acción es la misma sensibilidad revolucionaria que hoy en día mueve la cooperación entre los países de la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra America (ALBA).
Países que no solo cooperan y se han unido para luchar contra el modelo neoliberalista, sino porque les acomuna la misma idea de un nuevo mundo pluripolar: sin imperio, ni oligarquías mundiales. Una cooperación que creas estructuras “gran nacionales” para que se puedan definir lineas comunes, compartidas pero que no limiten la posibilidad de cada país de construir su propia y especifica vía nacional al socialismo.

Por esas y muchas razones mas, hoy estamos aquí con la Juventud Sandinista para expresar nuestro apoyo en la marcha hacia la justicia, la paz, la igualdad, el socialismo, la soberanía y hacia los otros rayos que, todos juntos, forman el sol de la libertad.

Contactos de la Asociación Italia Nicaragua: