Lima, l’asimmetria Nord-Sud inquina l’atmosfera
di Geraldina Colotti per il Manifesto
Conferenza delle parti sul clima. Prolungata per mancanza d’accordo la Cop20
Li hanno messi tutti nella stessa barca: tutti i leader mondiali delle grandi potenze, presenti alla Conferenza dell’Onu sul clima (Cop20), in corso a Lima, in Perù. Pupazzi di cartone che spingono il pianeta verso l’abisso: il primo ministro australiano Tony Abbott, il presidente Usa Barack Obama, il cinese Xi Jinping, il premier canadese Stephen Harper, l’indiano Narendra Modi, il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro giapponese Shinzo Abe. A margine della Cop20, i movimenti hanno manifestato e discusso. Hanno marciato in difesa della Madre terra. E hanno consegnato una proposta «a nome degli sfruttati e degli oppressi de mondo, messi a margine da un sistema economico e culturale che li sottomette a settori razzisti, fondamentalisti, maschilisti e padronali interessati a conservare il modello capitalista». L’Alba dei movimenti, un’articolazione che ha a Lima un controcanto istituzionale: quello dell’Alba-Tcp, l’Alleanza bolivariana per i popoli delle Americhe-Trattato di commercio dei popoli, i cui rappresentanti sono impegnati nel negoziato. Un asse trasversale che oggi compie 10 anni e che propone un’integrazione innovativa e solidale: sul piano politico, economico, educativo, ambientale e in dialogo permanente con i movimenti sociali.
La Conferenza avrebbe dovuto concludersi venerdì, ma non si è trovato accordo: malgrado i discorsi degli Usa e l’intesa realizzata a novembre tra Washington e Pechino. E malgrado la consapevolezza ormai diffusa che la soglia dell’allarme sulle conseguenze del riscaldamento climatico stia per raggiungere un punto di non ritorno. Così le discussioni sono andate avanti e dovrebbero concludersi oggi. «Ci siamo quasi, ma abbiamo bisogno di un ultimo sforzo», ha detto Manuel Pulgar, ministro dell’Ambiente peruviano. E i colloqui sono continuati a porte chiuse nella sede del Pentagonito, il ministero della Difesa. Fuori, si verificava intanto un autogol di Greenpeace che, con uno dei suoi blitz ha scritto uno slogan per le energie rinnovabili su un sito archeologico considerato patrimonio dell’umanità. Il governo peruviano ha denunciato il gruppo ambientalista e l’incidente non è rientrato nonostante le scuse ufficiali dei responsabili dell’organizzazione.
I rappresentanti dei 195 paesi devono licenziare un testo-base per la prossima Conferenza sul clima, che si terrà a Parigi nel 2015 e che dovrebbe sostituire il Protocollo di Kyoto. Secondo il parere degli esperti, per contenere l’aumento del riscaldamento globale a 2°C, occorre ridurre da qui al 2050 le emissioni di gas a effetto serra (Ges) dal 40 al 70%: principalmente quelle di CO2. Il documento di Lima dovrebbe contenere gli impegni concreti dei singoli paesi. L’asimmetria tra nord e sud e le alleanze politiche che la governano complicano però le discussioni, e disattivano i buoni propositi pronunciati anche quest’anno.
La Convenzione Onu sul clima, del 1992, riconosce «una responsabilità comune, ma differenziata» in base a due categorie di paesi, quelli sviluppati e quelli in via di sviluppo. E allora, come decidere i singoli contributi, come trovare regole comuni per valutare inadempienze e risultati? I paesi africani, che concorrono alle emissioni solo in minima parte (circa il 3%), chiedono precise garanzie. E la questione degli aiuti al Sud, insieme a quella dell’equità, resta centrale. Secondo un rapporto Onu, nel 2050 le spese necessarie per proteggere le popolazioni dei paesi in via di sviluppo dai rischi legati al cambiamento climatico potrebbero arrivare fino ai 500 miliardi di dollari all’anno: sempreché si ottenga il risultato di limitare a 2°C l’aumento del riscaldamento globale: «I costi per l’adattamento potrebbero arrivare a 150 miliardi di dollari all’anno nel 2025–2030 e tra i 250 e i 500 miliardi nel 2050», ha indicato il Pnue, il Programma delle Nazioni unite per l’ambiente.
Le azioni d’adattamento mirano a proteggere le popolazioni e le infrastrutture dall’impatto del cambiamento climatico come l’aumento del livello degli oceani, le inondazioni o le siccità. Tra i temi più difficili del negoziato, c’è il finanziamento di queste spese, insieme a quello per ridurre i gas a effetto serra. I paesi del Sud chiedono alle grandi potenze di rispettare gli impegni presi: erogare i 100 miliardi di dollari d’aiuto annuale da qui al 2020; ed esigono che per il futuro accordo, operativo dal 2020, i paesi sviluppati fissino scadenze e quote precise quanto ai finanziamenti che intendono garantire al Sud per aiutarlo a ridurre le emissioni, sostenerlo nei disastri inevitabili e contribuire al loro sviluppo sostenibile.
I paesi dell’Alba (il blocco regionale ideato da Cuba e Venezuela, e integrato da Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Antigua e Barbuda, Dominica, Saint Vincent e Grenadine) hanno parlato con una sola voce. Nei 9 paesi abitano oltre 74 milioni di persone. Su una superficie totale di 3 milioni di kmq, il 49,5% è costituito da foreste, il 6,73% da terra coltivata. L’inedita integrazione regionale mette al centro «lo sviluppo integrale», l’uguaglianza sociale, il buen vivir e l’autodeterminazione dei popoli. «In questo accordo, si devono includere i 23 milioni di abitanti di Taiwan così come lo Stato di Palestina. Ma se, in base alle stime della Cepal, solo per le compensazioni di Nicaragua e Salvador servono 10 miliardi, come può il Fondo verde di 100 miliardi far fronte alle necessità di oltre 130 paesi in via di sviluppo?» ha detto il ministro Paul Oquist, rappresentante del Nicaragua. «Per fortuna – ha aggiunto – non abbiamo atteso le soluzioni da questa Convenzione. Dopo il ritorno al potere del presidente Daniel Ortega, con i fondi nazionali e grazie all’Accordo petrolifero di Alba-Petrocaribe, il governo ha costruito altre 1.000 case per rifugiati climatici a seguito di ricorrenti inondazioni. E siamo passati dal 25% di energia rinnovabile nel 2007 al 51% nel 2013, e arriveremo al 90% nel 2020». Dal Nicaragua, alla Bolivia all’Ecuador, anche i paesi dell’Alba hanno le loro contraddizioni, sia per le grandi opere che per i rischi insiti nell’economia estrattivista. Dal “socialismo del XXI secolo” arriva però la critica più forte al modello di sviluppo che sta portando il pianeta alla rovina. Ha detto ancora Oquist: «Il livello di concentrazione a cui è arrivato il potere militare, politico, economico e finanziario si basa su un modello egemonico di produzione, consumo e finanza insostenibile, entrato in crisi nel 2007–2009. Le soluzioni richieste dall’umanità implicano una trasformazione del modello e un suo superamento».
E mentre, a nome della Bolivia (che presiede il gruppo G77), il presidente Evo Morales ha chiesto ai paesi sviluppati «di non mentire e di impegnarsi davvero», il Vertice dei popoli e i movimenti dell’Alba hanno chiesto che nell’accordo venga inserita la denuncia contro la multinazionale Chevron-Texaco, per i danni inflitti all’Ecuador. Nella loro dichiarazione, i movimenti esigono che i paesi sviluppati riconoscano le responsabilità verso i popoli del Sud e saldino il debito storico ed ecologico contratto con quei paesi: «Nessuna azione per fermare il cambiamento climatico sarà efficace – scrivono – se non si promuovono politiche pubbliche in favore della piccola agricoltura famigliare e contadina. Continueremo nella lotta per cambiare il sistema… non il clima».
Alba, dieci anni d’impegno contro le guerre
di Marinella Correggia per il Manifesto
I membri dell’Alleanza Alba, e soprattutto Cuba e Venezuela che la fondarono il 14 dicembre 2004, hanno una consolidata storia di impegno contro le guerre di aggressione (prosecuzione dell’imperialismo con altri mezzi e forma più estrema di distruzione umana e ambientale). Non c’è ancora l’Alba quando Cuba e Nicaragua si oppongono alla prima guerra per il petrolio contro l’Iraq. Il 29 novembre 1990 il Consiglio di sicurezza Onu approva la risoluzione 678, autorizzando la cosiddetta «operazione di polizia internazionale» di Bush padre e alleati (Italia compresa). Gli unici a resistere sono due membri di turno, non permanenti: Cuba vota contro, Yemen si astiene. L’ultimo tentativo negoziale vede protagonista il presidente sandinista Daniel Ortega. Fra gennaio e febbraio 1991 l’Iraq è raso al suolo. Nel paese ridotto alla fame dall’embargo, lavorano gratis medici cubani. Agosto 2000: Hugo Chávez diventato presidente del Venezuela è il primo capo di Stato a recarsi a Baghdad.
Il 5 marzo 1999 Cuba condanna la «ingiustificata aggressione contro la Jugoslavia»: i bombardamenti Nato su Serbia e Kosovo sono iniziati da pochi giorni. Fidel invita gli «jugoslavi» a «resistere, resistere e resistere». Anni dopo, il 21 febbraio 2008, Hugo Chávez spiega che il Venezuela non riconoscerà un Kosovo indipendente, una secessione nata dalle bombe dell’impero.
Il 23 settembre 2001 Fidel Castro avverte che attacchi militari Usa in Afghanistan potrebbero avere conseguenze catastrofiche. Cuba sostiene che una soluzione pacifica è possibile e che l’Assemblea dell’Onu può condurre la lotta al terrorismo senza bombe. Pochi giorni dopo piove morte sulle terrose casupole afghane. Guerra infinita: anni dopo, nel 2009, Fidel Castro scrive che il ritiro del Nobel per la pace da parte di Barack Obama è stato un «atto cinico».
Nel 2003, alla vigilia della nuova guerra annunciata contro l’Iraq, quasi tutti gli ambasciatori e relativi staff fuggono di gran carriera. Non i cubani. L’ambasciatore e parte dello staff rimangono sotto le bombe anglo-statunitensi aiutate dall’Italia. L’opposizione anche da parte del Venezuela è veemente: anni dopo all’Assemblea dell’Onu, Chávez paragonerà George W. Bush al diavolo che puzza di zolfo. Nel 2009 l’Ecuador non rinnova agli Usa la base militare di Manta.
Il 2011 vede in particolare Venezuela, Cuba e Nicaragua protagonisti di uno sforzo negoziale per impedire la guerra della Nato contro la Libia. Dicono molti no nel contesto dell’Onu. Il 3 marzo Fidel Castro chiede al mondo di sostenere la proposta negoziale per una soluzione pacifica, avanzata da Chávez e appoggiata dai membri dell’Alba (e da 40 partiti della sinistra latinoamericana), accettata dalla Libia. Padre Miguel D’Escoto del Nicaragua sandinista accetta di rappresentare all’Onu la Jamahiriya libica, perché all’ambasciatore mandato da Tripoli gli Usa non hanno dato il visto. Sotto le bombe dell’ennesima guerra con pretesti umanitari (Fidel la definisce «un crimine mostruoso»), la venezuelana Telesur è fra i pochi media che si discostano dall’esaltazione della guerra. Il presidente boliviano Evo Morales chiede che Obama restituisca il Nobel. Gli ambasciatori di Cuba e Venezuela restano a Tripoli durante l’aggressione.
L’ingerenza occidentale e petromonarchica che ha trasformato la crisi in Siria in una guerra devastante è più volte denunciata da Cuba, Venezuela, Bolivia e Nicaragua che, all’Assemblea dell’Onu come al Consiglio dei diritti umani a Ginevra, oppongono il loro voto a risoluzioni proposte da Occidente e paesi del Golfo, gli «amici della guerra» che «non danno spazio ad alcuna soluzione politica, non presentano prove, violano il diritto internazionale e si preparano a provocare più morte e distruzione». E mentre Europa e Usa impongono sanzioni al paese, il Venezuela manda carburante — come agli statunitensi poveri.
II Incontro Europeo di Solidarietà con la RPS. Dichiarazione Finale
Riuniti/e a Roma il 21-22-23 novembre 2014, accolti/e dall’Associazione Italia-Nicaragua, i/le delegati/e provenienti da diverse organizzazioni di solidarietà di Austria, Belgio, Catalogna, Spagna, Francia, Galles, Italia, Regno Unito, Svezia e Svizzera, hanno dato vita al II INCONTRO EUROPEO DI SOLIDARIETÀ CON LA RIVOLUZIONE SANDINISTA (RPS).
Riconosciamo nell’FSLN e nel Governo Sandinista, la continuità della RPS che ha restituito i diritti a donne, uomini, bambini/e. Riconosciamo anche il moltiplicarsi di nuovi programmi sociali, culturali, di rafforzamento politico ed economico dei/delle nicaraguensi tramite progetti sociali ed economici volti a sradicare la povertà. In base a ciò si decide:
- la costituzione del Comitato Europeo di Solidarietà con la RPS.
- L’approvazione del “Piano di Brigate europee internazionaliste per il 2015 di formazione politica in solidarietà con la RPS”.
- Consegnare al Governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela, la proposta di una Giornata Mondiale della Solidarietà da organizzarsi il 5 marzo 2015, data che coincide con il secondo anniversario della morte del Presidente Hugo Chávez Frías, contro l’espansione della NATO e la concentrazione economica e finanziaria che l’imperialismo, tramite il TTIP, vuole imporre ai popoli del mondo.
- Ridare vita ai gemellaggi già esistenti con i municipi nicaraguensi e promuovere la creazione di nuovi.
- Commemorare e celebrare il 35° Anniversario della Crociata Nazionale di Alfabetizzazione con tutte le organizzazioni presenti all’incontro.
- Riaffermare il nostro impegno internazionalista di continuare a lavorare a fianco del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale in solidarietà con il popolo nicaraguense rafforzando i programmi sociali già esistenti contro la povertà, per l’uguaglianza sociale, il cooperativismo e lo sviluppo sostenibile del paese.
- Aderire al Manifesto della Piattaforma globale contro le guerre “NO ALLA GUERRA – NO ALLA NATO”.
- Appoggiare la proposta dell’FSLN di celebrare un Incontro Internazionalista di Solidarietà con la RPS e il popolo nicaraguense a luglio del 2015 a Managua.
- Rinforzare gli attuali mezzi di comunicazione della solidarietà europea con la RPS per migliorare l’efficacia della lotta contro l’assedio mediatico.
- Promuovere un Incontro con i movimenti sociali europei di solidarietà con l’ALBA.
Roma, 23 novembre 2014
(In allegato il Manifesto “NO alle guerre NO alla NATO” e
la “Proposta per una Giornata Mondiale di Solidarietà Internazionalista contro la NATO e il TTIP” – in Spagnolo)
Acuerdos 2º Encuentro Europeo de Solidaridad con la R. P. S. – ROMA (PDF)
II INCONTRO EUROPEO IN SOLIDARIETÀ CON LA RIVOLUZIONE POPOLARE SANDINISTA – ROMA 2014
Ora più che mai, come internazionalisti, dobbiamo rafforzare il lavoro si Solidarietà con i popoli dell’America Latina nell’enorme sforzo di sconfiggere il capitalismo e la povertà che continuano a minacciare il subcontinente. Il Nicaragua, così come tutti i paesi dell’ALBA è in prima linea in questo sforzo di portare avanti le conquiste della Rivoluzione Popolare Sandinista. Noi, le associazioni, le strutture e tutti i movimenti sociali che nel corso degli anni abbiamo avuto un ruolo significativo nell’appoggio di questo cammino di liberazione, vogliamo rinnovare e riattivare il nostro impegno.
Leggi tutto “II INCONTRO EUROPEO IN SOLIDARIETÀ CON LA RIVOLUZIONE POPOLARE SANDINISTA – ROMA 2014”
Presentación de la Asociacion de Amistad, Solidaridad y Intercambios Culturales con Nicaragua (AIN)
Origen de la Asociación
La Asociación de Amistad, Solidaridad y intercambios culturales con el Nicaragua (AIN) nace al principio del 1980 bajo el impulso de Bernardino Formiconi, un cura italiano que vivía en Nicaragua y que después de la Revolución Sandinista regresa a Italia con una carta de presentación del C.te Tomas Borge para buscar apoyo entre las realidades solidarias del país.
En Italia después del 19 de julio 1979 ya estaban naciendo varios grupos de solidaridad con la revolución.
La conformación de estos grupos es muy variadas había comunidad cristianas de base, movimientos sociales, sindicatos y miembros de los partidos de izquierda.
Ya el 3 de octubre del 1979 la Central Sindical de lo trabajadores del Puerto de la ciudad Genova logró de enviar una nave con 18 toneladas de arroz en apoyo a la Revolución Sandinista.
Esta pluralidad y diversidad siempre ha sido una de las características principales de nuestra Asociación.
Cada grupo trabaja de forma autónoma, construyendo su propria relaciones y decidiendo en que apoyar.
Todo estos grupo, también conservando su indipendencia conformaron la Asociación nombrando un coordinamiento nacional que tiene el papel de regular el trabajo, dirigir las campañas informativas mas importante y organizar las brigadas de solidaridad.
Actividades en la década de los ’80
En esta época la Asociación colaboró con el Departamento de Relaciones Internacionales (DRI) del FSLN y con el Consejo Nicaragüense de Amistad, Solidaridad y Paz (CNASP)
Normalmente el CNASP escoja la zona y el tipo de intervención, y la Asociación proveía a recaudar fondos, materiales y voluntarios.
Las actividades promovidas en ese entonces fueron:
-
Envío de apoyo material por medio de las “naves de la solidaridad”
-
Hermanamiento entres alcaldías, escuelas, hospitales, cooperativas, empresas privadas y comunidades nicaragüenses y italianas
-
Recaudación de fondos por la realización de proyectos comunitarios (ex. Proporcionar un laboratorio de análisis medica en Leon)
-
Campos de Trabajo por la realización de proyectos (centros de salud, escuelas …)
Desde el 1984 empiezan oficialmente los campos de trabajo a nivel nacional.
Había tres categorías de Campos:
-
Cosecha de Café en las UPE (Unidad de Producción Estatal)
-
Construcción (Escuelas, Letrinas Casas Comunales)
-
Suporte Técnico (bajo especifica recuesta del Gobierno Nicaragüense)
Ademas se organizaban viajes de conocimiento políticos y sociales.
En Italia se organizaron un sin numero de seminarios, encuentros publicaciones sobre Nicaragua y la situación política internacional.
En el 1985 se organizó también un coordinamiento europeo de los comité de solidaridad con el Nicaragua
Desde el 1990
Entre el 1989 y el 1990 se dieron grandes cambios en Europa y en Nicaragua.
En Europa la caída del muro de Berlin y en seguida del Imperio Soviético, empieza también la primera Guerra del Golfo. En Nicaragua el Frente Sandinista pierde de forma inesperada las elecciones. Estos diferentes echos cambian muchas cosas en la solidaridad internacional.
La Asociación por primera vez después de 10 anos tiene que operar en Nicaragua sin el apoyo de un gobierno amigo y a tomar en cuenta un malestar que empieza a desarrollarse también en sus filas.
Se decide de responder a la llamada de ayudar el Frente a Gobernar desde abajo.
En este sentido es muy significativa esta carta enviada por el C.te Daniel Ortega a la Asamblea Nacional de la Asociación en 1993
Saludo de Daniel Ortega
Estimados Compañeros:
La solidaridad con el pueblo de Nicaragua hoy como ayer sigue siendo parte integral
de su lucha por una sociedad justa y democrática.
Hoy mas que ayer, adquiere mayor trascendencia la solidaridad para con el pueblo de
Nicaragua en su lucha por defender las trasformaciones económica, política y sociales.
Desde que se produzco el cambio de gobierno, el movimiento de solidaridad ha
continuado apoyando las diversas manifestaciones de la sociedad civil en el poder
popular y las organizaciones y movimientos de masas y sociales, lo que le da la
oportunidad al pueblo de fortalecer su trabajo en la base y generar alternativas nuevas
para la organización en la defensa de la revolución, en contra las políticas económicas
neoliberales y en contra del injerencismo norteamericano en nuestro asuntos internos.
Estamos seguros que esta asamblea fraterna va a contribuir a reorganizar y fortalecer
la solidaridad del pueblo de Italia con el pueblo de Nicaragua.
El Frente Sandinista de Liberación Nacional, agradece el apoyo que hasta ahora han
demostrado y tengan la seguridad de que nosotros continuaremos defendiendo estas
trincheras de la revolución en America latina con nuestra consigna de alcanzar y defender
una patria libre o morir en la batalla.
Fraterno, Daniel Ortega Saavedra
L’AIN decide de colaborar con realidades nacidas en el Sandinismo que después del 1990 se transforman en ONG, realidades de base y sindicatos.
Entre ellos:
-
Las ONG: Popol Na, Fet Salud, ATC, AEPFCA, y colectivos de Mujeres (ex Matagalpa)
-
Las alcaldías sandinistas: Leon, Mateare, Matagalpa, San Francisco Libre, Malpasillo, Posoltega, Managua y Niquinomo
-
Organizan de cursos de formación sindical por el Sindicato Textiles, Cuero y Zapatos de la CST José Benito Ecobar
-
Campaña da apoyo por los gastos médicos y legales a los trabajadores de las bananeras que se enfermaron a causa de la fumigación con el Nemagon en colaboración con el sindicato Funppanfban
-
Proyecto productivo alimentar en colaboración con el Cipres
-
Educación preescolar y talleres de formación profesional en colaboración con “Dos Generaciones” en Acahualinca – Managua.
-
Apoyo a la Asociación ANAIRC (cañeros) en defensa de los trabajadores afectados por insuficiencia renal crónica (IRC)
-
Después del 1998 se organizó una campaña para recaudar fondos por la emergencia del huracán Mitch.
En toda la década de los años ’90 se mantuvo un promedio de 4 campo de trabajo por año.
Por medio de los Campos de Trabajo miles de italianos tuvieron la oportunidad de conocer la realidad de Nicaragua activándose al volver a Italia en el promover la solidaridad de base sobre todo en los círculos de la AIN presentes en todo el territorio nacional.
Información
La Asociación desde su formación siempre ha promovido seminarios encuentros y publicaciones.
Entre las publicaciones en Italia cabe señalar
-
Nicarahuac (desde el 1 de diciembre 1985): Hoja informativa de la AIN – todavía sigue su publicación.
-
Quetzal por la liberación de America Latina: Periódico de información y análisis
-
Amanecer periódico de información sobre America Latina
-
Barricada Internacional edición italiana
Desde el 2004 es activo el sitio www.itanica.org que, con regularidad publica informaciones en italiano sobre Nicaragua y America Latina.
En los últimos años somos presentes también en las principales redes sociales: Facebook, Twitter, Facepopular.
El sentido de la Asociación:
Aquí dos contribuciones que dan el sentido de la Asociación
-
“En el coordinamiento de la AIN hay muchas discusiones ya que hay diferentes escuelas de pensamiento pero no somos nosotros que decidimos lo que necesitan lo nicaragüenses tiene que ser ellos que indican las prioridades”
-
“Queremos ser una Asociación de hombres y mujeres, pluralista y autónoma, basada en el trabajo voluntario pero abierta a la contribución de instituciones y organizaciones de masa que sostiene políticamente y materialmente el pueblo de Nicaragua.
Queremos desarrollar nuestro compromiso en diferentes sectores, materiales, de conocimiento y información reciproca, para construir una nueva forma de ser internacionalistas y contribuir aquí en Italia, en la definición de un nuevo orden económico internacional que sobrepase el conflicto norte-sur.
Nuestra estrategia de solidaridad tiene que enfocarse en el dialogo siempre mas estrecho con los nicaragüenses, dar a entender a ellos quienes somos y sobretodo intentar de comprender nosotros su practica política y social, su concepto de pueblo y de vanguardia, de cultura y de creatividad.
Solamente en esta forma se puede evitar actitudes que, también si de forma involuntaria, se pueden caracterizar como neocolonialistas.
Esto es lo que necesita el Nicaragua y todos los países que quiere salir de la pobreza y de la dependencia. Esta es el aporte que podemos ofrecer desde Italia de manera que nuestro país y en general Europa puedan jugar un papel autónomo y constructivo por la autodeterminación de los pueblos en contra de la lógica de explotación neocolonial.
En este sentido no somos ni queremos ser el “súper partido” de el internacionalismo. Queremos ser un instrumento de estimulo, de conciencia critica, de reflexión por quien en este proyecto de la Asociación se reconoce a través de un trabajo concreto de solidaridad, fortalece su propria conciencia que se manifiesta también en el sector social en general (partidos, sindicatos, participación de base, instituciones)”
Que queremos hacer al día de hoy
-
Fortalecer la información sobre Nicaragua y America Latina en Italia, a través de las redes sociales, sitios web y la traducción de artículos para buscar de contrarrestar la campaña constante de desinformación que hay en los medios europeos y italiano también en lo que se declaran izquierdistas
-
Fortalecer conexiones con realidades nicaragüenses y buscar nuevas colaboraciones
-
Fortalecer las relaciones políticas con el Frente y sus organizaciones para estimular un debate y un dialogo político
-
Ser una referencia para las personas interesadas a conocer este país con una mirada política y social a través de la promoción de encuentros con realidades nicaragüenses.
-
Reactivar el instrumento de los Campos de Conciencia y Trabajo como forma de conocimiento y de solidaridad con el Nicaragua.
Que quiere decir, hoy en día, la practica y la teoría del internacionalismo anti-imperialista para nosotros?
Somos conscientes de que el imperialismo no es solamente la política militar agresiva de un país en contra de otro, sino que mas profundamente es imperialismo el actual sistema económico mundial en su conjunto, que se rige sobre la explotación del hombre sobre el hombre y sobre la explotación de los recursos de unos países en función de la opulencia de otros. Un sistema que se basa también sobre una información corrupta que impide la concientización de los pueblos y genera mentiras en función de la continuidad del capitalismo mundial.
Eso significa que la militancia internacionalista, hoy en Nicaragua, es participar en el actual proceso de construcción de una sociedad mas justa, socialista y sin pobreza, apoyando la lucha contra un enemigo que tiene diferente caras: de la injusticia social, de la miseria, de la analfabetización y de la explotación. Es apoyar el fortalecimiento de un estado independiente, socialista, solidario, en función de la construcción de un mundo pluripolar, donde no existan mas imperios que administren los recursos mundiales, sino donde cada región pueda administrar sus riquezas en función del buen vivir de los pueblos.
Al mismo tiempo, uno de nuestros empeños cruciales es la lucha contra una información, creada por los medios funcionales al poder económico, que lleva en Italia y en el Mundo noticias falsas sobre la construcción de una área anticapitalista aquí en America Latina y el Caribe.
Consideramos la lucha contra la mentira imperialista de crucial importancia en una fase tan delicada del proceso socialista (solo hace falta mirar lo que pasa hoy en Venezuela y como el tentativo de golpe es pintado, por los medios corruptos, como una insurrección popular.).
A Italia, junto con una información dirigida a la verdadera concientización del pueblo, llevamos los valores y las practicas de la izquierda nicaragüense, que han marcado las ultimas décadas de lucha contra el neoliberalismo y sus medidas económica criminales.
La rapacidad del capital y su naturaleza agresiva hoy en día están destruyendo la soberanía nacional de nuestro país, y es en esta fase difícil para la izquierda italiana que sentimos todavía mas fuerte la sensación de formar parte de un mismo frente y, por eso, la necesidad de construir puentes y enlaces entre las diferentes experiencias.
Nos llamamos Asociación Italia Nicaragua porque es en estos países que , por nuestra historia, dirigimos nuestras luchas desde dentro (Italia) y desde afuera (Nicaragua) del bloque imperialista.
Hoy internacionalismo significa también luchar en contra de una idea de cooperación conservadora, que se basa sobre el concepto de caridad y se practica de arriba hacia abajo. Una cooperación que, ademas de ser un business, humilla quien la recibe y jamas altera ni un poquito las relaciones mundiales de poder. Al contrario, la nuestra idea de cooperación esta animada por la solidaridad, que no es un acto de caridad, sino un acto de unión entre pueblos que luchan contra el mismo enemigo. Una unión entre pueblos que van en la misma dirección, hacia el mismo objetivo: justicia social y paz.
La Asociación Italia-Nicaragua ya hace mucho tiempo decidió de practicar la solidaridad internacional sin convertirse en una ONG, porque quiere dirigir sus actividades y su lucha hacia el fortalecimiento de la soberanía nacional de Nicaragua, hacia el fortalecimiento de las instituciones publicas cuando son representantes de la voluntad popular.
La sensibilidad que anima nuestra acción es la misma sensibilidad revolucionaria que hoy en día mueve la cooperación entre los países de la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra America (ALBA).
Países que no solo cooperan y se han unido para luchar contra el modelo neoliberalista, sino porque les acomuna la misma idea de un nuevo mundo pluripolar: sin imperio, ni oligarquías mundiales. Una cooperación que creas estructuras “gran nacionales” para que se puedan definir lineas comunes, compartidas pero que no limiten la posibilidad de cada país de construir su propia y especifica vía nacional al socialismo.
Por esas y muchas razones mas, hoy estamos aquí con la Juventud Sandinista para expresar nuestro apoyo en la marcha hacia la justicia, la paz, la igualdad, el socialismo, la soberanía y hacia los otros rayos que, todos juntos, forman el sol de la libertad.
Contactos de la Asociación Italia Nicaragua:
-
Correo Coordinamiento Nacional: coordinamento@itanica.org
-
Correo Círculo “Leonel Rugama” – Roma: itanica.roma@gmail.com
-
Facebook de la Asociación Italia Nicaragua: itanica.org
-
Twitter de la Asociación Italia Nicaragua: AssItaNica
-
FacePopular: ItaNica_Leonel_Rugama_Roma/
-
Sitio oficial de la Asociación : www.itanica.org
Leonel Rugama 15 01 1970 15 01 2014
15 gennaio 1970 – 15 gennaio 2014
Leonel Rugama
gozò de la tierra prometida
en el mes màs crudo de la siembra
sin màs alternativas que la lucha,
muy cerca de la muerte
pero no del Final.
Leonel Rugama vive!