Il 4 di Settembre si è costituito il Sindacato dei Lavoratori di Parmalat-Nicaragua. Il 6 di Settembre sono stati licenziati :
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Luis Manuel Mejía Gómez, Secretario General del Sindicato
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Carlos Sanarrucia, Secretario de Organización
Il licenziamento è coinciso con la nomina del nuovo commissario straordinario PARMALAT Nicaragua, VICENZO BORGOGNA.
Presentazione della campagna
Tempesta Parmalat
Riesplode in Nicaragua il caso della Parmalat, dopo alcuni mesi di apparente tranquillità.
Durante i primi mesi dell’anno in corso, la Parmalat Nicaragua era riuscita a risolvere i propri problemi dovuti alla mancata restituzione di un prestito di 5 milioni di dollari ricevuto dal Banco de America Central (BAC) e della Tower Bank di Panama (buco creatosi per il forzato invio di tale somma a Tanzi) che avevano già ottenuto la messa all’asta di gran parte degli impianti della multinazionale italiana. Grazie alle gestioni del personale inviato dal Commissario Straordinario Enrico Bondi, si era riusciti a fare un accordo con una banca locale – BANCENTRO – che aveva concesso un nuovo credito per coprire il debito scaduto a cambio della possibilità di poter acquistare il 49 per cento delle azioni Parmalat Nicaragua o la restituzione della somma concessa. L’intera gestione era stata richiesta e garantita dal Gruppo Lafise, finanziaria legata a Bancentro, che in un secondo tempo avrebbe comprato il credito alla banca stessa diventando, così, socia di minoranza della Parmalat. L’azione era di sicuro successo, visto l’ottimo rendimento dell’impresa italiana in Nicaragua e il pressoché totale monopolio dell’impresa nel settore latteo. I soldi invertiti sarebbero facilmente rientrati grazie agli utili dei prossimi anni. Dopo alcuni mesi di calma apparente, nel giugno del 2004, la giudice del Quinto Distretto Civile di Managua Ligia Rivas ha emesso una prima sentenza a favore dell’ex banchiere nicaraguense, Haroldo Montealegre, con la quale lo designava come “creditore legale” del debito che la Parmalat aveva nei confronti di Bancentro/Lafise.
Chi è Montealegre?
Haroldo Montealegre fa parte del complesso mondo dei banchieri nicaraguensi rientrati nel paese dopo la sconfitta elettorale sandinista nel 1990. Durante i primi anni del nuovo corso fonda il Banco Mercantil e più tardi, il giornale “La Tribuna”, espressione del mondo imprenditoriale nicaraguense. Nel giro di pochi anni entrambe le esperienze falliscono e il Banco Mercantil (Bamer) viene assorbito da Bancentro, seguendo la stessa sorte di almeno altre cinque banche nazionali, assaltate da pseudo banchieri vicini all’allora presidente Arnoldo Alemàn che, per salvare le apparenze e soprattutto il suo giro di amici finanzieri, copre con l’emissione di titoli di stato le incalcolabili perdite di questo crollo finanziario (ancora oggi il Debito Interno derivato da queste operazioni tocca quasi i livelli del Debito Estero e risulta essere uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo del paese).
Come si succedono i fatti
Haroldo Montealegre, attivo anche in politica e vicino al Partido Liberal Constitucionalista di Alemàn, pochi mesi prima del fallimento del Bamer propone a Roberto Zamora, fratello dell’attuale Gerente Generale del Gruppo Lafise Enrique Zamora, di acquistare il 60 per cento delle azioni della banca a un prezzo di quasi 6 milioni di dollari più la cancellazione di un debito di 700 mila dollari che Lafise vantava sul quotidiano La Tribuna. L’accordo viene stipulato il 18 luglio del 2000 a Miami su un tovagliolo del ristorante in cui stavano conversando. Nei mesi successivi sorgono i primi problemi in quanto Montealegre afferma di aver consegnato le azioni e di non aver ricevuto il denaro mentre, Enrique Zamora, dice di non aver ricevuto nulla e che le azioni sono state vendute a Piero Cohen Montealegre che, successivamente, amministrerà il Bamer per 8 mesi, prima del fallimento e relativo commissariamento. Per questo motivo Haroldo Montealegre presenta una denuncia contro Lafise sia a Miami che a Managua.A seguito di questa denuncia Montealegre riesce, come già detto, ad avere una sentenza a suo favore e il debito che la Parmalat aveva con Bancentro-Lafise passa nelle mani di Montealegre che diventa il creditore legale dell’impresa italiana, cominciando a ricevere i pagamenti mensili previsti dall ’accordo Parmalat-Bancentro-Lafise. La sentenza avviene pochi giorni prima che Parmalat venda, come d’accordo, il 49 per cento delle azioni a Lafise. La situazione degenera quando l’11 agosto di quest’anno la stessa giudice Ligia Rivas emette una nuova sentenza in cui la Parmalat Nicaragua viene commissariata per presunta incapacità di pagare i produttori di latte del paese e lo stesso Montealegre viene nominato Commissario con pieni poteri in sostituzione di Aldo Camorani, fino a quel momento gerente generale di Parmalat Nicaragua. Camorani abbandona il paese e torna in Italia lasciando dietro sé una lunga sequela di illazioni che lo vedrebbero coinvolto nell’improvviso nuovo scenario ed in un sospettoso ritardo nella vendita delle azioni a Lafise che permette a Montealegre di beneficiarsi della prima sentenza a suo favore.
La situazione attuale
I fatti precipitano quando il Governo nicaraguense, per bocca dello stesso Presidente Enrique Bolaños e del Ministro di Finanza Mario Arana, interviene direttamente dipingendo un panorama drammatico per il paese nel caso in cui la Parmalat dovesse fallire a seguito dell’incapacità di gestione di Montealegre già risaputa visto quanto accaduto con il Bamer e con La Tribuna. Il mondo della produzione di latte entra in subbuglio, dato che Parmalat raccoglie più dell’80% della produzione di latte del paese. Pochi giorni prima, inoltre, altre due sentenze molto discusse avevano scosso il panorama politico ed economico del paese. Il candidato a sindaco di Managua per l’alleanza appoggiata dal governo, Alejandro Fiallos, era stato arrestato per presunta corruzione e l’ex banchiere e politico Alvaro Robelo era stato beneficiato con una sentenza che invalidava il fallimento della sua banca BECA e ordinava la restituzione di tutti gli attivi e passivi che erano passati proprio a Bancentro grazie all’intervento della Superintendenza delle Banche, organo statale sotto il controllo del Banco Central de Nicaragua. Il settore legato agli imprenditori nicaraguensi che fanno parte del Comitato Nazionale di Programmazione Economica e Sociale (CONPES) divulgano quindi un comunicato in cui chiedono a Bolaños di prendere in mano la situazione, facendo valere i poteri che ha come Capo di Stato e dell’Esercito per riformare il Potere Giudiziale che viene tacciato di “dittatoriale” ed al servizio di interessi privati e dei partiti. Le sentenze vengono considerate “arbitrarie e barbare”. La situazione diventa sempre più incandescente e il Presidente della Repubblica fa sapere pubblicamente, anche se in modo velato, che sta valutando anche l’ipotesi di un colpo di stato per salvaguardare l’economia del paese e di dichiarare la Parmalat Nicaragua di “utilità pubblica”, espropriandola all’attuale Commissario Straordinario cosa che, per certo, porterebbe a un a grave crisi diplomatica con il governo italiano. L’Esercito del Nicaragua smentisce immediatamente e rende noto che non rientra nei loro compiti un intervento di questo genere. Intanto si susseguono i batti e ribatti tra Montealegre e Enrique Zamora di Lafise, ognuno dei quali rende pubblico l’appoggio che Parmalat Italia gli starebbe dando. Haroldo Montealegre continua a ricevere i pagamenti per il suo credito con Parmalat e fa sapere che l’impresa è disposta a vendere a lui il 49 per cento delle azioni. Zamora, dal canto suo, fa sapere che i pagamenti sono illegali e che, ora, Parmalat è già in mora per le quote che spettano a Lafise.
L’intervento di Parmalat Italia
Finalmente anche dall’Italia comincia a muoversi qualcosa. Il 26 agosto il nuovo ambasciatore italiano in Nicaragua, Alberto Boniver (fratello di quella Margherita Boniver di craxiana memoria), rilascia una dura dichiarazione in cui fa sapere che il governo italiano e la stessa Parmalat Italia si schierano apertamente con la posizione governativa nazionale e intima a Montealegre di abbandonare immediatamente il posto che ricopre che è frutto di una sentenza inaccettabile. Il giorno dopo viene pubblicato sui giornali locali un Campo Pagado in cui Enrico Bondi, che arriverà in questi giorni in Nicaragua, comunica la posizione ufficiale dell’Italia nel caso della Parmalat Nicaragua. Nel testo Bondi comunica che “Parmalat Italia è ancora azionista al 100% di Parmalat Nicaragua e che la posizione del Commissario Straordinario di quest’ultima è illegale, ingiustificata e non necessaria”. “Lei”, dice la nota, “dovrebbe immediatamente rinunciare alla carica che ricopre prima che ulteriori e irreparabili danni possano colpire non solo la Parmalat Nicaragua, ma anche l’intero gruppo Parmalat. Il suo comportamento ha già interferito in modo sufficientemente negativo nel piano di ristrutturazione del debito della Parmalat…nel caso in cui lei insista a mantenere questa carica, il Gruppo Parmalat continuerà con l’azione legale per rimuoverlo in modo che la gestione di Parmalat Nicaragua torni a chi gli compete. Lo considereremo responsabile dell’amministrazione della compagnia e faremo di tutto per responsabilizzarlo per qualsiasi danno provocato a Parmalat Nicaragua. Per poter provare gli eventuali danni provocati dalle sue azioni effettueremo dei controlli periodici sui conti della Parmalat attraverso l’impresa “Price Waterhouse Coopers”. Come azionisti del 100% di Parmalat Nicaragua ci consideriamo legalmente e pienamente autorizzati all’accesso senza eccezioni alla documentazione dell’impresa stessa. Vigileremo il suo comportamento in considerazione del fatto che il suo unico obiettivo è quello di facilitare il pagamento del suo credito e nulla più. Questo obiettivo limita fortemente la ragione della sua carica e lei dovrà limitare la sua attività a questo unico motivo che le compete. Come lei ben sa gli investimenti del Gruppo Parmalat sono protetti da un trattato bilaterale tra i governi del Nicaragua e d’Italia e noi continueremo ad informare entrambi i governi, avvertendoli della sua gestione dell’impresa. Lei dovrà, inoltre, smetterla di creare confusione tra i clienti, i produttori, gli intermediari, astenendosi categoricamente di rilasciare dichiarazioni sulla proprietà e sul diritto alle azioni che formano parte di Parmalat Nicaragua”. Nei prossimi giorni è probabile che ci sia uno sviluppo della situazione, grazie anche all’arrivo di Enrico Bondi nel paese e all’enorme pressione esercitata su Montealegre e sulla Corte Suprema de Justicia per le sentenze quanto mai dubbie che hanno dato il via alla querelle in atto. A tutto questo caso, che effettivamente è ricco di molti punti non chiari, gli si può anche dare una lettura diversa che, come spesso accade in Nicaragua, potrebbe coinvolgere la sfera politica e l’avvicinarsi della ripresa dei lavori in parlamento e tutta una serie di leggi ancora da approvare. Il fatto che tutte le sentenze di cui si è parlato siano state emesse da giudici legati al Frente Sandinista è un particolare da non trascurare. Il fatto che l’attuale Ministro della Presidencia ed ex Ministro del Tesoro in rotta con il PLC di Alemàn, Eduardo Montealegre, sia stato gerente generale di Bancentro e continua ad avere grossi investimenti in questa banca è un altro elemento importante. Che Bancentro sia una delle banche che maggiormente hanno ricevuto titoli di stato durante l’era Alemàn per assorbire i passivi di almeno due banche fallite e che ora risulta essere uno dei principali creditori del Banco Central de Nicaragua, non può essere trascurato. Che cosa si può evincere da tutti questi elementi? Che forse alla base di tutto esistono i soliti giochi politici-giudiziali con cui si vuole mantenere una grossa pressione sul governo e su Bolaños che hanno interessi diretti con Bancentro e che devono rendere conto a un governo importante come quello italiano di quanto accade con la multinazionale Parmalat. A cambio di che? In Parlamento si riprenderà la discussione sulla Legge di Carriera Giudiziale in cui il Frente Sandinista dovrà difendersi dalle intenzioni delle destre di riformare il sistema giudiziale “facendo fuori” la maggior parte dei giudici e magistrati legati al FSLN. Si dovrà decidere sulla penalizzazione o meno dell’aborto terapeutico, cosa che sta mettendo in crisi interi settori della società coinvolgendo in modo trasversale gli stessi partiti ed istituzioni (basti pensare alle conseguenze nei rapporti con la Chiesa). Per finire il PLC continua a spingere in qualsiasi negoziazione per la libertà di Arnoldo Alemàn, attualmente tenuto in caldo in ospedale da due mesi per una piccola operazione a un dito. Il caso Parmalat, dunque, è davvero come si dice solo un litigio tra due banchieri?
Maggiori informazioni su questa campagna, li trovi sul sito nazionale di Italia Nicaragua
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