24 MARZO – EL SALVADOR
RICORDANDO OSCAR ROMERO
Durante i suoi funerali, il 30 marzo 1980, furono uccise sessantotto persone, e più di duecento vennero ferite.
“Se mi uccidono, resusciterò nel popolo salvadoregno”.Don Romero denunciava la repressione portata avanti dalla dittatura militare: leggeva, durante la messa, i nomi dei tanti contadini, studenti, intellettuali e sindacalisti uccisi, torturati o fatti sparire dal regime.
“Un popolo disorganizzato è una massa con la quale si può giocare; ma un popolo che si organizza e difende i suoi valori, i suoi diritti, è un popolo che si fa rispettare”, disse durante una delle sue omelie. Il governo salvadoregno si sentiva minacciato dalla forza della parola di monsignor Romero, così come l’amministrazione statunitense di Reagan, che in quegli anni, in nome della guerra al comunismo, finanziava la giunta militare del paese centroamericano.
Nel marzo 1979 si reco’ a Roma per un incontro con il papa Giovanni Paolo II, dove riporto’ la tormentata e sanguinaria situazione che stava vivendo El Salvador, avvalorata da una voluminosa documentazione.I commenti del papa furono: “Lei, signor arcivescovo, deve sforzarsi di avere una relazione migliore con il governo del suo Paese”; “Un’armonia tra lei e il governo salvadoregno è quanto di più cristiano ci sia in questi momenti di crisi”; “Se lei superasse le proprie divergenze con il governo, potrebbe lavorare cristianamente per la pace”.
Nel Salvador la data è stata dichiarata “giornata della memoria” del grande vescovo latino-americano.