Sabato 23 maggio. “QUEI FILINI BLU” di Silvia Nati

Ass. Italia-Nicaragua, Circolo “Leonel Rugama” e Spazioxygene presentano

 

“QUEI FILINI BLU” di Silvia Nati

(da una storia vera)

 

con: Roberta Fornier, Silvia Nati
regia: Annapaola Bardeloni
assistente alla regia: Alessio Aronne

Con il patrocinio istituzionale dell’Ambasciata Argentina in Italia

23.5.15

Sono appena appena 116.
116 su 500.
116 recuperati su 500 “scomparsi”. Bambini scomparsi nell”Argentina degli anni ’70 che oggi sono uomini e donne con vite diverse da quelle che erano destinati ad avere.
116 sono pochi.
Un “pugno di persone” che mostra, grida, testimonia che la Storia non si può cancellare, e che nonostante la dittatura militare abbia tentato di sotterrare la loro vera identità non tutto può essere nascosto, non tutto può esser fatto scomparire.
Sono 500 i bambini che scomparvero durante il regime militare instaurato in Argentina il 24 marzo del 1976. Furono sequestrati insieme ai genitori o fatti nascere in uno qualsiasi dei tanti centri clandestini di detenzione.
Ad oggi se ne sono potuti identificare 116 grazie alla ricerca instancabile delle loro famiglie e all’appoggio delle Abuelas di Plaza de Mayo.
Alcuni di loro furono “adottati” degli stessi sequestratori dei loro genitori, cercando di cancellarne completamente l’identità, le tracce dei loro legami precedenti. Perché non si corresse il rischio che diventassero come coloro che li avevano generati; esseri liberi pronti a creare una società libera.

Questo spettacolo racconta la Storia vera di una di questi 116 bambini.

Analìa ha soperto un giorno di non essere Analìa.
Ha scoperto, da adulta, che i suoi genitori non erano quelli che aveva sempre chiamato “papà e mamma”, che il suo sangue aveva il colore della rivolta e della desaparicion, che era nata in un centro di tortura – ultimo tetto della sua vera mamma – che nulla di ciò che sapeva di se stessa corrispondeva alla verità… nemmeno il suo anno di nascita.
Cosa può fare un essere umano che si guarda allo specchio senza più sapere chi è? Andare verso il futuro guardando il passato.
Accettare di essere “due” per potersi ricomporre in una unica persona ogni giorno da scoprire e accettare.
Per questo in scena ci sono due donne per raccontare una sola persona. Entrambe sono il passato. Entrambe saranno il futuro.
La lotta interiore contro qualcosa di troppo grande per poter essere compreso, ma inesorabilmente presente per poter essere ignorato.
Ora Analìa si chiama Victoria e il suo cognome appartiene ai suoi veri genitori desaparecidos. Le ferite si chiudono, ma le cicatrici restano. E questi segni dell’anima e del cuore sono la fotografia di una Storia personale e comune.
È la storia di trentamila desaparecidos, è la lotta delle coraggiose Madres e Abuelas de Plaza de Mayo che ancora oggi si battono per la giustizia e la memoria dei propri figli e nipoti. È la storia di un paese che finalmente decide di fare i conti con il passato riaprendo i tribunali e abolendo le leggi di impunità di cui i militari hanno goduto per anni. È la storia di una Donna alla ricerca della propria identità.

Identità imposta, identità personale, identità acquisita. Identità di un popolo.
A. Bardeloni

 


Dalle 20 APERITIVO _ Ore 21 INIZIO SPETTACOLO
Ingresso Libero Uscita a Cappello

@Spazioxygene Via San Tommaso D’Aquino, 11/a (Metro Cipro)

Nazione malata, capitale infetta

Non si può fare a meno di pensare a Pier Paolo Pasolini mano a mano che giungono notizie su Mafia Capitale. Aldilà della facile suggestione, ora si potrebbe quasi dire che oltre a sapere, “io so”, ci sono anche le prove. Le prove di un sistema fasciomafioso messo su grazie a compiacenze istituzionali e giuridiche. Non sono certo sufficienti gli sforzi di una Procura che per anni è stata famosa per essere un porto delle nebbie. Questa definizione risale ad anni e anni fa, quando il redditizio intreccio tra criminalità e potere era già una realtà. Già visibile a chi sapeva ma non aveva le prove.v_v

E non sono certo sufficienti le telecomandate ondate di sdegno da parte di chi in quel caliginoso porto faceva approdare comodamente le proprie navi. La sovrapposizione tra mafia e politica, al punto di non capire più esattamente dove inizia l’una e finisce l’altra, non è storia recente. E, stiamone certi, non si esaurisce per gli effetti di una inchiesta giudiziaria. Affonda le radici in un terreno che ancor prima che giudiziario e politico, è culturale. Lo stesso che ha fatto germogliare i vari fascismi in giro per il Paese.

Quello “tradizionale”, alla faccia dei liquidatori delle ideologie del secolo passato; dei rottamatori dei formattatori e dei secessionisti di ogni sorta che da ormai troppo tempo martellano sul superamento della destra e della sinistra come categorie di riferimento.

È esattamente in questo solco che si annida il qualunquismo quale miglior viatico all’autoritarismo. Grazie anche a una certa sinistra che ha abbandonato le strade e le piazze per dedicarsi interamente al Palazzo. Per occuparlo. Per legittimare le nuove categorie sociali in cui riconoscersi. Estranee a qualsiasi tipo di reale partecipazione.

Democratici, cittadini, forzaitalioti e tutta una serie di post-qualcosa che servissero a scrollarsi di dosso le etichette tipiche di tutte le prime e le seconde repubbliche che si sono susseguite fino a oggi. Non ultima, quella uscita fuori da Mani Pulite. Dunque è quasi sempre la Magistratura che detta i termini di cambiamento. Per lo meno quelli per l’appunto che sanciscono istituzionalmente il passaggio da una repubblica all’altra.

In realtà, la società corre a una velocità ben diversa da quella burocratica. Anticipa, per bisogno e per necessità, le svolte “epocali” annunciate via via da governi che si succedono e si eliminano nell’arco di un battito d’ali.  A volte, invece,  rimane immobile, e vede il turbinio gattopardesco intorno a sé come un ineluttabile segno del destino. Eterni spettatori mai in prima fila. Allora è comodo rifugiarsi in quella sorta di limbo parastatale che sono le mafie. O quello che più prosaicamente è stato definito il “mondo di mezzo”.

Non vale l’indignazione se ci si è voltati dall’altra parte quando si denunciava e si gridava (e si continua a gridare), fino a rimanere senza voce, che la corruzione la malapolitica e il malaffare si erano impossessati di quel poco che rimaneva di ordinamento democratico. Più facile adagiarsi e consolarsi all’ombra di cronache fotocopia che riportavano (e continuano a riportare) solo problemi di ordine pubblico causati da isolate frange antagoniste. Da reduci del Secolo Breve.

Nel frattempo, mentre la realtà cominciava sempre più ad assomigliare a una pellicola di Terry Gilliam, Romanzo Criminale si ri-faceva realtà. Una realtà già accaduta quindi abbondantemente raccontata, e abbondantemente celebrata, che si riteneva solo per questo passata alla Storia. Invece no, ce la ritroviamo davanti ben piantata e in buona salute. Il sonno della Storia ha già generato mostri. Che hanno fatto in tempo a diventare grandi e capire dove e come è possibile rendere eterna la sonnolenza e perpetuare la propria esistenza.

Ai danni non di partiti o personalità di vario genere che si affannano a dichiarare la propria innocenza, ma al vero senso di comunità che è andato polverizzandosi sotto i colpi della finta democrazia al soldo del liberismo più sfrenato.

Cos’altro è altrimenti tutta questa storia di mazzette corrotti corruttori intimidazioni affari e prostituzione politica se non l’ennesima rivelazione della vera natura del capitalismo? Gli ingredienti ci sono tutti, e fa ribrezzo solo a pensare di elencarli, per quanto siano tutti straconosciuti. Lo sfruttamento, la violenza al servizio di un facile profitto, la manipolazione mediatica e le truffe elettorali, il terrorismo e il continuo richiamo alla “sicurezza” non sono degenerazioni del capitalismo: ne sono le fondamenta, gli alimenti indispensabili da cui ne trae nutrimento. La linfa vitale.

Quanto sta accadendo a Roma non è un fulmine a ciel sereno, ma la risultante di decenni di sistematico bombardamento delle regole più elementari del vivere civile. A cui hanno baldanzosamente partecipato, con ruoli da protagonista, meschine figure preposte a farle rispettare. Roma è una città violentata da decenni, massacrata dai cartelli della cementificazione selvaggia. Non ci sono dunque solo mondi di mezzo, superiori e inferiori, ma anche un mondo ai lati che ha rifiutato il diktat che imponeva (e continua a imporre) il dominio della merce sulle persone, il primato del profitto sulla umanità.

Per assurdo, si è venuto a scoprire che coloro i quali alimentavano il fuoco del progrom in versione italica erano gli stessi che facevano affari (e soldi, tanti soldi) sul business dell’accoglienza. Questo mostro che ci appare così lontano e quasi intangibile, in realtà è ben presente tra noi quando con sufficienza e superficialità liquidiamo la questione immigrazione come un inaccettabile pericolo per il nostro benessere.

Quando si accusano i rom di ogni nefandezza e colpevoli di nomadismo per nascondere le visibilissime crepe che si sono create nel nostro senso di solidarietà e nel nostro tessuto sociale. Ormai ridotto a brandelli, artificiosamente ricomposto a comando ogniqualvolta si avvicinano le scadenze elettorali.

Se permettiamo la distruzione della scuola pubblica, del welfare; se permettiamo che la Memoria diventi carta straccia o peggio ancora un ricordo, spianiamo la strada al più elementare dei fascismi. Quello quotidiano, quello che ci fa abituare a ogni ingiustizia se commessa poco più lontano della nostra vista, quello che asfalta i diritti per tutti in virtù dei privilegi per pochi. Quello di una informazione che non rende conto alla cittadinanza ma al proprio editore di appartenenza. Quello che gaudente va a braccetto con il nostro disinteresse e si sfrega le mani sapendoci inebetiti appresso ai simulacri del capitale.

“Se pijamo Roma”. Ed è il capitale che si è presa la Capitale.

Sotto forma di bande della magliana di holding del crimine o di amministrazioni criminali che continuano a lucrare sulle emergenze e sulle disperazioni di questa città incantata. La casa e il lavoro, innanzitutto, ma poi tutte le varie forme di disagio sociale alle quali non hanno saputo dar risposta se non quella dei manganelli e degli sgomberi. In perfetta sintonia quindi con tutta quella pseudo-filosofia del mondo di mezzo evocata dai professionisti della mafia. Che non è più una montagna di merda, ma una vera propria catena montuosa. Dove, tra l’altro, rischiano di finire stritolati alcune tra le vere vittime di questo ennesimo omicidio civile.

Lavoratori e lavoratrici di quelle cooperative che in condizioni di lavoro complicatissime, nel silenzio generale avevano già messo sotto accusa i propri gruppi dirigenti, diventati poi tristemente famosi per essere diventati il motore del meccanismo di corruzione all’interno del comune di Roma. Lavoratori e lavoratrici abbandonati da sindacati compiacenti che firmano con disinvoltura ogni genere di accordo. Sempre al ribasso e sempre sfavorevoli, per non disturbare il manovratore, salvo poi irretirsi allo spasimo per la peggiore riforma del lavoro mai concepita dal dopoguerra a oggi. In luogo di spendere risorse ed energie per internalizzare servizi che gli stessi enti pubblici erogano, si elargiscono oscene quantità di denaro a cooperative che di sociale non hanno altro che un pallido ricordo. Quando, parola di molti dirigenti del partito democratico, quelle stesse cooperative erano “il fiore all’occhiello della sinistra”. Qualcuno di quei dirigenti, prima di lasciare la guida delle legacoop per occupare la poltrona più alta del ministero del lavoro, s’intratteneva a tavola con parte di quella feccia che ora è venuta a galla. A sua insaputa, ovviamente.

Nel vortice di notizie di questi giorni, si sono rincorse conferme e smentite, analisi contro-analisi e immancabili editoriali di Saviano; partiti commissariati e sindaci scortati; amicizie abiurate ed ex-sindaci dalla memoria corta; indignati autentici e indignati improvvisati; attori pompati e calciatori rissosi in cerca di protezione; cardinali viziosi e parlamentari sul mercato.

Insomma, a guardarlo bene il solito penoso repertorio di un paese ferito ancor prima che nella sua identità, ammesso che ne possegga una, nell’immagine riflessa della sua ipocrisia.  Di  ignorare con olimpica calma il putiferio che gli si scatena nelle proprie viscere. Già messe a dura prova dagli usurpatori della partecipazione, dagli affossatori della dignità. Con arcaica modernità, per me continuano a essere i nemici del popolo.

In questo vortice mi sembra ci sia dimenticato di ricordare, per esempio, chi nel finire degli anni Settanta e al primo affacciarsi degli Ottanta, indagava e ricercava per impegno rivoluzionario e obbligo di verità i legami tra la estrema destra e apparati dello Stato, forze dell’ordine incluse.

E per questo fu assassinato, Valerio Verbano.

M.A.

II INCONTRO EUROPEO IN SOLIDARIETÀ CON LA RIVOLUZIONE POPOLARE SANDINISTA – ROMA 2014

Locandina_2Encuentro_bordo_800x1073Ora più che mai, come internazionalisti, dobbiamo rafforzare il lavoro si Solidarietà con i popoli dell’America Latina nell’enorme sforzo di sconfiggere il capitalismo e la povertà che continuano a minacciare il subcontinente. Il Nicaragua, così come tutti i paesi dell’ALBA è in prima linea in questo sforzo di portare avanti le conquiste della Rivoluzione Popolare Sandinista. Noi, le associazioni, le strutture e tutti i movimenti sociali che nel corso degli anni abbiamo avuto un ruolo significativo nell’appoggio di questo cammino di liberazione, vogliamo rinnovare e riattivare il nostro impegno.

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El Salvador ricorda l’orribile massacro del Sumpul

1400089011_sumpulPer una buona parte della popolazione Salvadoregna è impossibile dimenticare il “Massacro del Sumpul”, una mattanza di centinaia di persone innocenti commessa il 14 maggio 1980 da membri dell’esercito.

Il Sumpul è uno dei fiumi più belli del Salvador ed oggi è una meta turistica, ma allo stesso tempo è testimone silenzioso di mattanze indiscriminate di civili che si sono verificate negli anni del conflitto.

All’alba del 14 maggio del 1980 nella comunità La Arada e nei suoi dintorni, i soldati del distaccamento militare 1 della Guarda Nazionale e il commando paramilitare Organizzazione Democratica Nazionale, appoggiati da elicotteri, spararono a più non posso contro i suoi abitanti.

I militari stavano realizzando dal giorno prima un’azione contro la guerriglia nella zona operando con violenze ed eccessi nei confronti della popolazione civile.

Si racconta che in questa voragine di morte, le donne che non ebbero il tempo di fuggire, furono torturate prima di ricevere il colpo di grazia, neonati furono lanciati in aria come bersagli di baionette e spari, gli adolescenti legati prima di essere fucilati.

Di fronte a tanta furia, numerose famiglie cercarono di fuggire attraversando il fiume Sumpul per rifugiarsi in Honduras, ma dall’altro lato furono respinti dalle truppe onduregne e i militari Salvadoregni fecero fuoco direttamente su di loro.

Morirono circa 600 persone, molti affogati, soprattutto bambini. Il fiume Sumpul, nel dipartimento di Chalatenango si tinse del sangue dei morti innocenti.

Le truppe salvadoregne non permisero la raccolta dei corpi che rimasero in balia della corrente e degli avvoltoi.

I governi di El Salvador e Honduras, ed anche gli osservatori della Organizzazione degli Stati Americani (OEA) negarono il massacro. Solo la diocesi onduregna di Santa Rosa de Copàm fece la prima denuncia.

Un rapporto della Commissione di Verità presentata nel 1993, segnala che il massacro fu commesso con la complicità di entrambi i paesi, anche le Conferenze Episcopali delle due nazioni confermarono i fatti.

Dopo 34 anni, i sopravvissuti e familiari delle vittime sostengono che ancora non si è potuta stabilire tutta la verità, tantomeno c’è stata giustizia o riparazione.

Ogni 14 maggio nella comunità di Las Aradas, si onora la memoria di centinaia di persone assassinate.sumpul

Nel 2012, la Segreteria di Cultura del Salvador ha dichiarato il luogo come Bene Culturale protetto dalla Legge sul Patrimonio Culturale.

La risoluzione considera il valore storico del luogo per il genocidio commesso, il valore sociale che dà l’essere oggetto di commemorazione annuale, dove sono coinvolte espressioni che evidenziano il ricordo e la memoria collettiva.

 

Fonte originale in spagnolo: Radio La Primerisima

Presentación de la Asociacion de Amistad, Solidaridad y Intercambios Culturales con Nicaragua (AIN)

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Origen de la Asociación

La Asociación de Amistad, Solidaridad y intercambios culturales con el Nicaragua (AIN) nace al principio del 1980 bajo el impulso de Bernardino Formiconi, un cura italiano que vivía en Nicaragua y que después de la Revolución Sandinista regresa a Italia con una carta de presentación del C.te Tomas Borge para buscar apoyo entre las realidades solidarias del país.

En Italia después del 19 de julio 1979 ya estaban naciendo varios grupos de solidaridad con la revolución.

La conformación de estos grupos es muy variadas había comunidad cristianas de base, movimientos sociales, sindicatos y miembros de los partidos de izquierda.

Ya el 3 de octubre del 1979 la Central Sindical de lo trabajadores del Puerto de la ciudad Genova logró de enviar una nave con 18 toneladas de arroz en apoyo a la Revolución Sandinista.

Esta pluralidad y diversidad siempre ha sido una de las características principales de nuestra Asociación.

Cada grupo trabaja de forma autónoma, construyendo su propria relaciones y decidiendo en que apoyar.

Todo estos grupo, también conservando su indipendencia conformaron la Asociación nombrando un coordinamiento nacional que tiene el papel de regular el trabajo, dirigir las campañas informativas mas importante y organizar las brigadas de solidaridad.

Actividades en la década de los ’80

En esta época la Asociación colaboró con el Departamento de Relaciones Internacionales (DRI) del FSLN y con el Consejo Nicaragüense de Amistad, Solidaridad y Paz (CNASP)

Normalmente el CNASP escoja la zona y el tipo de intervención, y la Asociación proveía a recaudar fondos, materiales y voluntarios.

Las actividades promovidas en ese entonces fueron:

  • Envío de apoyo material por medio de las “naves de la solidaridad”

  • Hermanamiento entres alcaldías, escuelas, hospitales, cooperativas, empresas privadas y comunidades nicaragüenses y italianas

  • Recaudación de fondos por la realización de proyectos comunitarios (ex. Proporcionar un laboratorio de análisis medica en Leon)

  • Campos de Trabajo por la realización de proyectos (centros de salud, escuelas …)

Desde el 1984 empiezan oficialmente los campos de trabajo a nivel nacional.

Había tres categorías de Campos:

  • Cosecha de Café en las UPE (Unidad de Producción Estatal)

  • Construcción (Escuelas, Letrinas Casas Comunales)

  • Suporte Técnico (bajo especifica recuesta del Gobierno Nicaragüense)

Ademas se organizaban viajes de conocimiento políticos y sociales.

En Italia se organizaron un sin numero de seminarios, encuentros publicaciones sobre Nicaragua y la situación política internacional.

En el 1985 se organizó también un coordinamiento europeo de los comité de solidaridad con el Nicaragua

Desde el 1990

Entre el 1989 y el 1990 se dieron grandes cambios en Europa y en Nicaragua.

En Europa la caída del muro de Berlin y en seguida del Imperio Soviético, empieza también la primera Guerra del Golfo. En Nicaragua el Frente Sandinista pierde de forma inesperada las elecciones. Estos diferentes echos cambian muchas cosas en la solidaridad internacional.

La Asociación por primera vez después de 10 anos tiene que operar en Nicaragua sin el apoyo de un gobierno amigo y a tomar en cuenta un malestar que empieza a desarrollarse también en sus filas.

Se decide de responder a la llamada de ayudar el Frente a Gobernar desde abajo.

En este sentido es muy significativa esta carta enviada por el C.te Daniel Ortega a la Asamblea Nacional de la Asociación en 1993

Saludo de Daniel Ortega
Estimados Compañeros:
La solidaridad con el pueblo de Nicaragua hoy como ayer sigue siendo parte integral
de su lucha por una sociedad justa y democrática.
Hoy mas que ayer, adquiere mayor trascendencia la solidaridad para con el pueblo de
Nicaragua en su lucha por defender las trasformaciones económica, política y sociales.
Desde que se produzco el cambio de gobierno, el movimiento de solidaridad ha
continuado apoyando las diversas manifestaciones de la sociedad civil en el poder
popular y las organizaciones y movimientos de masas y sociales, lo que le da la
oportunidad al pueblo de fortalecer su trabajo en la base y generar alternativas nuevas
para la organización en la defensa de la revolución, en contra las políticas económicas
neoliberales y en contra del injerencismo norteamericano en nuestro asuntos internos.
Estamos seguros que esta asamblea fraterna va a contribuir a reorganizar y fortalecer
la solidaridad del pueblo de Italia con el pueblo de Nicaragua.
El Frente Sandinista de Liberación Nacional, agradece el apoyo que hasta ahora han
demostrado y tengan la seguridad de que nosotros continuaremos defendiendo estas
trincheras de la revolución en America latina con nuestra consigna de alcanzar y defender
una patria libre o morir en la batalla.

Fraterno, Daniel Ortega Saavedra

L’AIN decide de colaborar con realidades nacidas en el Sandinismo que después del 1990 se transforman en ONG, realidades de base y sindicatos.

Entre ellos:

  • Las ONG: Popol Na, Fet Salud, ATC, AEPFCA, y colectivos de Mujeres (ex Matagalpa)

  • Las alcaldías sandinistas: Leon, Mateare, Matagalpa, San Francisco Libre, Malpasillo, Posoltega, Managua y Niquinomo

  • Organizan de cursos de formación sindical por el Sindicato Textiles, Cuero y Zapatos de la CST José Benito Ecobar

  • Campaña da apoyo por los gastos médicos y legales a los trabajadores de las bananeras que se enfermaron a causa de la fumigación con el Nemagon en colaboración con el sindicato Funppanfban

  • Proyecto productivo alimentar en colaboración con el Cipres

  • Educación preescolar y talleres de formación profesional en colaboración con “Dos Generaciones” en Acahualinca – Managua.

  • Apoyo a la Asociación ANAIRC (cañeros) en defensa de los trabajadores afectados por insuficiencia renal crónica (IRC)

  • Después del 1998 se organizó una campaña para recaudar fondos por la emergencia del huracán Mitch.

En toda la década de los años ’90 se mantuvo un promedio de 4 campo de trabajo por año.
Por medio de los Campos de Trabajo miles de italianos tuvieron la oportunidad de conocer la realidad de Nicaragua activándose al volver a Italia en el promover la solidaridad de base sobre todo en los círculos de la AIN presentes en todo el territorio nacional.

Información

La Asociación desde su formación siempre ha promovido seminarios encuentros y publicaciones.
Entre las publicaciones en Italia cabe señalar

  • Nicarahuac (desde el 1 de diciembre 1985): Hoja informativa de la AIN – todavía sigue su publicación.

  • Quetzal por la liberación de America Latina: Periódico de información y análisis

  • Amanecer periódico de información sobre America Latina

  • Barricada Internacional edición italiana

Desde el 2004 es activo el sitio www.itanica.org que, con regularidad publica informaciones en italiano sobre Nicaragua y America Latina.
En los últimos años somos presentes también en las principales redes sociales: Facebook, Twitter, Facepopular.

El sentido de la Asociación:

Aquí dos contribuciones que dan el sentido de la Asociación

  1. En el coordinamiento de la AIN hay muchas discusiones ya que hay diferentes escuelas de pensamiento pero no somos nosotros que decidimos lo que necesitan lo nicaragüenses tiene que ser ellos que indican las prioridades”

  2. Queremos ser una Asociación de hombres y mujeres, pluralista y autónoma, basada en el trabajo voluntario pero abierta a la contribución de instituciones y organizaciones de masa que sostiene políticamente y materialmente el pueblo de Nicaragua.
    Queremos desarrollar nuestro compromiso en diferentes sectores, materiales, de conocimiento y información reciproca, para construir una nueva forma de ser internacionalistas y contribuir aquí en Italia, en la definición de un nuevo orden económico internacional que sobrepase el conflicto norte-sur.
    Nuestra estrategia de solidaridad tiene que enfocarse en el dialogo siempre mas estrecho con los nicaragüenses, dar a entender a ellos quienes somos y sobretodo intentar de comprender nosotros su practica política y social, su concepto de pueblo y de vanguardia, de cultura y de creatividad.
    Solamente en esta forma se puede evitar actitudes que, también si de forma involuntaria, se pueden caracterizar como neocolonialistas.
    Esto es lo que necesita el Nicaragua y todos los países que quiere salir de la pobreza y de la dependencia. Esta es el aporte que podemos ofrecer desde Italia de manera que nuestro país y en general Europa puedan jugar un papel autónomo y constructivo por la autodeterminación de los pueblos en contra de la lógica de explotación neocolonial.
    En este sentido no somos ni queremos ser el “súper partido” de el internacionalismo. Queremos ser un instrumento de estimulo, de conciencia critica, de reflexión por quien en este proyecto de la Asociación se reconoce a través de un trabajo concreto de solidaridad, fortalece su propria conciencia que se manifiesta también en el sector social en general (partidos, sindicatos, participación de base, instituciones)”

 

Que queremos hacer al día de hoy

  • Fortalecer la información sobre Nicaragua y America Latina en Italia, a través de las redes sociales, sitios web y la traducción de artículos para buscar de contrarrestar la campaña constante de desinformación que hay en los medios europeos y italiano también en lo que se declaran izquierdistas

  • Fortalecer conexiones con realidades nicaragüenses y buscar nuevas colaboraciones

  • Fortalecer las relaciones políticas con el Frente y sus organizaciones para estimular un debate y un dialogo político

  • Ser una referencia para las personas interesadas a conocer este país con una mirada política y social a través de la promoción de encuentros con realidades nicaragüenses.

  • Reactivar el instrumento de los Campos de Conciencia y Trabajo como forma de conocimiento y de solidaridad con el Nicaragua.

 

Que quiere decir, hoy en día, la practica y la teoría del internacionalismo anti-imperialista para nosotros?

Somos conscientes de que el imperialismo no es solamente la política militar agresiva de un país en contra de otro, sino que mas profundamente es imperialismo el actual sistema económico mundial en su conjunto, que se rige sobre la explotación del hombre sobre el hombre y sobre la explotación de los recursos de unos países en función de la opulencia de otros. Un sistema que se basa también sobre una información corrupta que impide la concientización de los pueblos y genera mentiras en función de la continuidad del capitalismo mundial.

Eso significa que la militancia internacionalista, hoy en Nicaragua, es participar en el actual proceso de construcción de una sociedad mas justa, socialista y sin pobreza, apoyando la lucha contra un enemigo que tiene diferente caras: de la injusticia social, de la miseria, de la analfabetización y de la explotación. Es apoyar el fortalecimiento de un estado independiente, socialista, solidario, en función de la construcción de un mundo pluripolar, donde no existan mas imperios que administren los recursos mundiales, sino donde cada región pueda administrar sus riquezas en función del buen vivir de los pueblos.

Al mismo tiempo, uno de nuestros empeños cruciales es la lucha contra una información, creada por los medios funcionales al poder económico, que lleva en Italia y en el Mundo noticias falsas sobre la construcción de una área anticapitalista aquí en America Latina y el Caribe.
Consideramos la lucha contra la mentira imperialista de crucial importancia en una fase tan delicada del proceso socialista (solo hace falta mirar lo que pasa hoy en Venezuela y como el tentativo de golpe es pintado, por los medios corruptos, como una insurrección popular.).

A Italia, junto con una información dirigida a la verdadera concientización del pueblo, llevamos los valores y las practicas de la izquierda nicaragüense, que han marcado las ultimas décadas de lucha contra el neoliberalismo y sus medidas económica criminales.
La rapacidad del capital y su naturaleza agresiva hoy en día están destruyendo la soberanía nacional de nuestro país, y es en esta fase difícil para la izquierda italiana que sentimos todavía mas fuerte la sensación de formar parte de un mismo frente y, por eso, la necesidad de construir puentes y enlaces entre las diferentes experiencias.

Nos llamamos Asociación Italia Nicaragua porque es en estos países que , por nuestra historia, dirigimos nuestras luchas desde dentro (Italia) y desde afuera (Nicaragua) del bloque imperialista.

Hoy internacionalismo significa también luchar en contra de una idea de cooperación conservadora, que se basa sobre el concepto de caridad y se practica de arriba hacia abajo. Una cooperación que, ademas de ser un business, humilla quien la recibe y jamas altera ni un poquito las relaciones mundiales de poder. Al contrario, la nuestra idea de cooperación esta animada por la solidaridad, que no es un acto de caridad, sino un acto de unión entre pueblos que luchan contra el mismo enemigo. Una unión entre pueblos que van en la misma dirección, hacia el mismo objetivo: justicia social y paz.

La Asociación Italia-Nicaragua ya hace mucho tiempo decidió de practicar la solidaridad internacional sin convertirse en una ONG, porque quiere dirigir sus actividades y su lucha hacia el fortalecimiento de la soberanía nacional de Nicaragua, hacia el fortalecimiento de las instituciones publicas cuando son representantes de la voluntad popular.

La sensibilidad que anima nuestra acción es la misma sensibilidad revolucionaria que hoy en día mueve la cooperación entre los países de la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra America (ALBA).
Países que no solo cooperan y se han unido para luchar contra el modelo neoliberalista, sino porque les acomuna la misma idea de un nuevo mundo pluripolar: sin imperio, ni oligarquías mundiales. Una cooperación que creas estructuras “gran nacionales” para que se puedan definir lineas comunes, compartidas pero que no limiten la posibilidad de cada país de construir su propia y especifica vía nacional al socialismo.

Por esas y muchas razones mas, hoy estamos aquí con la Juventud Sandinista para expresar nuestro apoyo en la marcha hacia la justicia, la paz, la igualdad, el socialismo, la soberanía y hacia los otros rayos que, todos juntos, forman el sol de la libertad.

Contactos de la Asociación Italia Nicaragua:


Il Miracolo che Giovanni Paolo II non volle fare.

gp2_romero310x250 Nella primavera del 1979, l’arcivescovo di El Salvador, Oscar Romero, si recò in Vaticano: chiese, implorò, mendicò un’udienza presso il Papa Giovanni Paolo II.
“Aspetti il suo turno”.
“Non si sa”
“Torni domani”.

Alla fine, mettendosi in fila con gli altri fedeli che attendevano la benedizione, Romero sorprese sua santità e poté rubargli qualche minuto.

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