Aggiornamenti sulla situazione dei cañeros in Nicaragua

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L’insufficienza renale cronica (IRC) continua a decimare interi settori di popolazione in Nicaragua, ma soprattutto quelli che hanno lavorato e che lavorano ancora nelle piantagioni di canna da zucchero e che vivono nelle vicinanze delle piantagioni stesse.

MARTEDÌ 25 OTTOBRE ORE 20.30

Ne parliamo insieme a Jason Glaser de la Fondazione “La Isla”.

ORE 21.00 PROIEZIONI VIDEO

—Aperitivo Di BenvenutO—

Sciopero migranti

1° MARZO – SCIOPERO GENERALE DEI MIGRANTI – 24 ore senza di Noi-

GIORNATA DI LOTTA PER I DIRITTI E LA DIGNITÀ* 

Chiediamo a tutte e a tutti di partecipare alle manifestazioni indette  nelle varie città.

A MILANO RITROVO IN PIAZZA DUOMO ORE 18:00

A TORINO  DAVANTI A PORTA NUOVA  ORE 17:00

A BOLOGNA PIAZZA NETTUNO ORE 15:30

A ROMA PIAZZA MAGGIORE ORE 17:30

Questo sito web e l’associazione Italia-Nicaragua aderisce alla giornata di lotta dei migranti.

Las bananeras in Nicaragua

bananePiù di 950 morti; uomini e done colpiti da tumore ai reni, al pancreas, alla milza; cecità progressiva, alterazioni nervose, atrofia dei testicoli, eruzioni e malformazioni cutanee in tutto il corpo, sterilità nel 67% delle persone visitate, nascita di bambini con malformazoni.

Questo è il risultato di decenni di sfruttamento del territorio nicaraguense e dei suoi lavoratori e lavoratrici da parte delle multinazionali delle banane e dei prodotti chimici utilizzati nelle piantagioni.

Nemagòn e Fumazone sono i nomi che si davano qui al DBCP (dibromo-3-cloropropano), insetticidi con un altissimo grado di tossicità, già seriamente indagati negli anni 60 negli USA, dove erano prodotti e poi vietati negli anni ’70 quando vennero esportati in America Centrale per controllare i parassiti che attaccavano le piantagioni di banane.

Un’intera regione del Nicaragua, quella di Chinandega, dove ancora oggi sono concentrate le grandi bananeras della Dole, della Chiquita e dove sono passati tra gli 8400 e gli 8600 lavoratori di cui 2500 donne, tutti sottoposti ai drammatici effetti di questi prodotti, vive in una situazione di inquinamento continuo.

Il Nemagòn, iniettato nel suolo intorno alla pianta con lunghe siringhe o “sparato” con pompe di irrigazione fino ad 80 metri di distanza, ha reso inservibili le falde acquifere da cui attingono l’acqua la maggior parte delle popolazioni contadine della zona ed ha un potere residuale nel sottosuolo di almeno 120 anni.

Il danno non è solo per i lavoratori, ma per tutti i sette municipi ed i suoi abitanti che hanno vissuto per decenni e continuano a viere, a contatto con questi veleni.

Maquilas e Zone Franche

Le Maquilas sono imprese di assemblaggio che mettono insieme prodotti già semilavorati importati dai paesi sviluppati. Una volta messi insieme, i prodotti vengono esportati per essere venduti all’estero.maquilas

Questo processo ha dei costi molto bassi grazie alle agevolazioni fiscali di cui godono le imprese che investono nelle zone franche dei paesi in via di sviluppo. Le maquilas sono satelliti produttivi di grandi imprese internazionali che possono essere riubicati in qualsiasi momento senza alcun problema.

I governi favoriscono la formazione delle zone franche per attirare, attraverso sostanziose agevolazioni fiscali, gli investimenti stranieri.

Questi stessi governi di paesi ad economia sottosviluppata, non avendo un modello di sviluppo proprio, accolgono le  imprese straniere a braccia aperte nella speranza che abbassino, almeno temporaneamente, il tasso di disoccupazione.

Per questo motivo inoltre chiudono gli occhi di fronte alle molteplici violazioni dei diritti lavorativi ed umani deilavoratori di queste imprese.

In Nicaragua operano 121 maquilas che offrono circa 95mila posti di lavoro. Due terzi di queste imprese si occupano di tessili e producono quasi esclusivamente per il mercato nordamericano.

Le maquilas rappresentano un’invenzione delle imprese multinazionali e costituiscono un elemento importante all’interno dei processi di crisi/ristrutturazione del capitalismo e della globalizzazione.

Dopo la seconsda guerra mondiale, fino ai primi anni 70, nei paesi ad economia avanzata ha prevalso il modello di accumulazione fordista caratterizzato dalla produzione  in serie di grandi quantitativi di merci destinate ad un mercato molto ampio.

Per vincere la sempre maggiore concorrenza, le imprese transnazionali si vedono obbligate a ridurre i costi di produzione attraverso l’abbassamento dei salari e l’automazione dei processi produttivi più semplici. L’industria tessile che non richiede una tecnologia molto avanzata, si presta facilmente a trasferimenti verso la periferia. In questo modo è sorta la fabbrica globale e il divario tra Nord e Sud si è fatto più grande. Le maquilas forniscono manovalanza non specializzata a bassi costi per portare avanti alcune fasi produttive. In Nicaragua, un’operaia del settore tessile guadagna 0,75 dollari all’ora. Lo stesso lavoro negli Stati Uniti costa circa 10 dollari. Negli anni novanta, gli Stati Uniti hanno perso più di 500 000 posti di lavoro nel settore tessile e più di 200 000 in quello elettronico. Lo stesso processo sta avvenendo da alcuni anni anche in Europa.

L’Associazione Italia-Nicaragua ha seguito sempre da vicino il progetto di rafforzamento dei sindacati e della rappresentanza femminile nelle zone franche di Managua, Masaya e Granada sia con campagne di informazione che con fondi gestiti direttamente dal sindacato del posto.